“La Lega dei Comunisti del 1847 e 1848 darà i suoi uomini migliori, e il suo ‘Manifesto’ e la sua critica della economia politica, cioè di quella scienza che sembrava dover guarire il “corpo sociale ammalato”, come dicevano gli economisti, darà la sua idea e la sua potenza organizzativa alla Associazione Internazionale dei Lavoratori. E il ‘Manifesto del Partito comunista’ del 1848 sarà riprodotto, com’è noto, in capo alla prima costituzione uscita dalla Rivoluzione sovietica, dalla Rivoluzione russa d’ottobre. Qui c’è vera continuità di idee e di azione, qui è realtà storica, se dobbiamo giudicare come ci ha insegnato il Droysen; “Fra i materiali storici sono anche le conseguenze di quelle cose che il nostro tema, il nostro problema ci ha indotto a studiare; conseguenze che i contemporanei non conoscevano e non presentivano. Quel che segue a grandi avvenimenti è quasi una dissezione ed una elaborazione ideale dei momenti che erano nascosti ed operavano in quegli avvenimenti stessi; … è diritto della considerazione storica considerare i dati di fatto nella luce che hanno raggiunto mediante le loro conseguenze…”. E’ noto del resto come Marx ed Engels, e poi, ad essi richiamandosi, Lenin, abbiano attribuito sempre grande importanza alle esperienze, dottrinali e politiche, del 1848, come Marx ed Engels ritornino spesso, spessissimo anzi, su quel periodo della storia del movimento socialista ed operaio europeo, giudicando in riferimento a quelle lotte le formazioni posteriori; del resto ciò non deve fare meraviglia, perché per Marx ed Engels quel momento costituisce un punto centrale della loro attività, alle cui esperienze si rifanno come tipiche punto di partenza originario, esemplare, per definire in forma classica, si potrebbe dire, l’essenza intima delle varie classi e delle loro tendenze: e ciò fin quasi sulla soglia del nuovo secolo” [Delio Cantimori, Realtà storica e utopia nel 1848 europeo]
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- Articolo pubblicato:9 Gennaio 2014