“La nozione di classe in Marx costituisce l’oggetto, da parecchi decenni, di controversie senza che si registri un esito definitivo, sembra, malgrado la marea di articoli e di libri che suscita. Ci è parso confacente al buon metodo ritornare sui testi stessi di Marx in cui si trovano impiegate le parole ‘Stand’ (ordine, stato) e ‘Klasse’ (classe) per analizzarne con precisione il contesto teorico. Questa rilettura ci ha permesso di constatare che Marx utilizza la parola classe con due diversi intenti, conferendole in tal modo due significati che talvolta si oppongono: un significato ristretto che designa i gruppi sociali che compongono la società capitalistica moderna, e tra i quali esistono dei rapporti di dominio e di sfruttamento fondati ‘esclusivamente sul posto’ distinto di questi gruppi ‘nel processo’ capitalistico ‘di produzione’, vale a dire fondati contemporaneamente sulla loro situazione in rapporto ai mezzi di produzione ed ai risultati del processo di lavoro, e sul loro ruolo nel processo di lavoro. In breve, le classi sono dei gruppi sociali che stanno tra loro in rapporto di dominio e di sfruttamento per delle ragioni che sono esclusivamente ‘economiche’, cioè insieme materiali e sociali. In questo senso, le classi della società moderna non sono ordini. Esse nascono dalla dissoluzione della società feudale, si contrappongono agli ordini, e infine li sostituiscono quando questi vengono meno, sia per cause proprie, sia per effetto di rivoluzioni sociali. Nel secondo significato, il concetto di classe viene utilizzato in modo generico, cioè un modo che sottintende tanto gli ordini e le caste delle società precapitalistiche, quanto le classi della società capitalistica. Questo uso generico provoca l’effetto di annullare le specifiche differenze tra ordine, casta e classe, e fa sì che Marx impieghi perciò in modo equivalente l’uno o l’altro termine per designare gli ordini delle società statuali precapitalistiche, antiche e feudali. Si trovano questi due usi del concetto di classe tanto nell”Ideologia tedesca’  (1845-1846), quando nel ‘Manifesto del partito comunista’ (1848), ma in proporzioni inverse. Nell”Ideologia tedesca’ la distinzione tra ordine e classe è tracciata con  cura, ed è il concetto specifico che prevale. Nel ‘Manifesto’, opera dedicata alla lotta politica, vi predomina il concetto generico. L’accento allora viene qui messo ad arte sull’esistenza di classi e sul ruolo della lotta di classe nella storia. Ci si deve domandare cosa abbia spinto Marx, solitamente scrupoloso onde evitare un uso anacronistico dei concetti, a utilizzare nel senso generico quello di classe, a cancellare la differenza specifica con quello di ordine, e, di conseguenza, a generalizzare per altre epoche e per altre società un concetto che, strettamente parlando, non si applica che alle società capitalistiche moderne (e, beninteso, oggi anche alle società che si proclamano socialiste). La nostra risposta è che Marx sia stato portato a sostituire il termine di classe a quello di ordine ed a considerarli equivalenti allo scopo di mettere ‘in evidenza’ due idee: che gli ordini, come le classi, poggiano su rapporti di sfruttamento e di oppressione, e che la loro nascita e la loro scomparsa corrispondono a tappe diverse dello sviluppo della produzione delle condizioni materiali d’esistenza, quali che siano le spiegazioni, spesso ampiamente illusorie, che ogni epoca, ogni società, ha potuto dare di se stessa. In definitiva, per Marx, il modo di produzione capitalistico, sviluppandosi, avrebbe fatto apparire, per la prima volta nella storia dell’umanità, il ruolo determinante dello sviluppo delle forze produttive e dei rapporti di produzione nell’evoluzione della società e della storia. E’ la presa di coscienza di questo ruolo determinante, fino ad allora occultato o negato, che dispiega in piena luce il carattere, spesso ampiamente illusorio, delle interpretazioni che ogni società si dava di se stessa e dell’universo. Il materialismo storico di Marx non è nient’altro che la generalizzazione di queste concezioni teoriche a tutte le epoche anteriori e ulteriori della storia dell’umanità. Fatto che Marx puntualizzò nell”Ideologia tedesca’. «Finora tutta la concezione della storia ha puramente e semplicemente ignorato questa base reale della storia oppure l’ha considerata come un semplice fatto marginale, privo di qualsiasi legame con il corso storico. Per questa ragione si è sempre costretti a scrivere la storia secondo un metro che ne sta al di fuori… Il rapporto dell’uomo con la natura è quindi escluso dalla storia, e con  ciò è creato l’antagonismo fra natura e storia. Questa concezione quindi ha visto nella storia soltanto azioni di capi, di Stati e di lotte religiose e in generale teoriche, e in ogni epoca, in particolare, ha dovuto ‘condividere l’illusione dell’epoca stessa’. Se un’epoca, per esempio, immagina di essere determinata da motivi puramente “politici” o “religiosi”, benché “religione” e “politica” siano soltanto forme dei suoi motivi reali, il suo storico accetta questa opinione» (‘L’Ideologia tedesca’, Roma, 1973, p. 31). Ed ecco la formula generale del materialismo storico: «Individui determinati che svolgono un’attività produttiva secondo un modo determinato entrano in questi determinati rapporti sociali e politici. In ogni singolo caso l’osservazione empirica deve mostrare empiricamente e senza alcuna mistificazione e speculazione il legame [‘Zusammenhang’, la parola potrebbe meglio essere tradotta con «connessione»] fra l’organizzazione [‘Gliederung’] sociale e politica e la produzione» (p. 12). Non è dunque per fare scoprire delle classi nascoste dietro agli ordini, o in essi contenuti, che Marx ha trattato gli ordini come classi. Né per far vedere qualcos’altro che non fossero i fatti già noti agli storici (ed agli etnologi) in modo diverso, ma per ricercare altre ragioni che non fossero quelle avanzate dagli attori della storia. Sul piano linguistico, l’uso della parola classe in Marx non solo è ambivalente, ma anche ambiguo, e questa ambiguità esisterà sempre, giacché ci restano gli scritti. Ma sul piano dell’analisi concettuale, l’ambiguità scompare nel momento in cui vengono ricostruiti i testi attraverso i loro contesti, si ritrova la logica del modo di procedere di Marx, la natura esatta dei suoi interrogativi e delle sue risposte. (…) Marx non ha inventato il concetto di classe. Lo ha recepito attraverso una doppia filiazione: quella degli economisti francesi ed inglesi (Quesnay, Smith, Ricardo…) e quella degli storici, soprattutto francesi, della borghesia (Guizot, A. Thierry…)” [Maurice Godelier, ‘L’ideale e il materiale. Pensiero, economie, società’, a cura di Franco Curti, Roma, 1985]