“Marx fin dal ’44, riflettendo sull’organizzazione dei lavoratori associati nella Lega dei Giusti e nelle diverse società operaie con fini sociali, era giunto ad accertare la necessità di una “‘reale’ azione comunista”, che si contrapponesse al comunismo idealistico dei precursori, onde giungere alla soppressione della proprietà privata; quest’attività “reale”, sia nel momento individuale della formazione ovvero collettivo della propaganda, sia in quello fondamentale dell’acquisizione della “coscienza” e quindi della definizione di sempre nuovi e più avanzati obiettivi di lotta, Marx la scopriva nelle ancora imperfette, incompiute e talora informi prime organizzazioni del proletariato tedesco e internazionale. Più precisamente, scriveva nei ‘Manoscritti’: “Quando ‘operai’ comunisti si riuniscono, lo scopo è innanzi tutto la dottrina, la propaganda ecc. Ma al tempo stesso acquistano con ciò un nuovo bisogno, il bisogno della società, e quel che appare un mezzo diventa uno scopo. Questo movimento pratico lo si vede nei suoi risultati più splendidi quando si osservano degli ‘ouvriers’ socialisti francesi riuniti. (…)” (48). L’elaborazione della concezione della “missione storica del proletariato” avvenne dunque grazie al rapporto, dapprima critico dall’esterno e poi vieppiù dall’interno, con la Lega dei Giusti e giustamente i curatori della maggior opera recente su tema hanno fissato al 1844 l'”inizio della battaglia di Marx e di Engels per il partito proletario” (49). Nella vecchia Lega dei Giusti si operò in tal modo quel salto di qualità, che senza rotture violente condusse nel ’47 alla Lega dei Comunisti, erede diretta della prima, ma più avanzata per la sua totale predisposizione per la lotta aperta e, sul piano dottrinale e politico, per l’influsso esercitato da Marx e da Engels” [Gian Mario Bravo, saggio introduttivo, ‘La nascita del partito politico del proletariato’] [(in)  G.M. Bravo, Da Weitling a Marx. La Lega dei Comunisti, 1977] [(48) K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, cit, pp. 242-243; (49) Cfr. il cap. II in ‘Der Bund der Kommunisten’, Berlin, 1970, cit., pp. 187 segg. (…)]