“Nel gennaio del 1860, Lassalle lo convince che le devastanti accuse di Vogt rischiano di trovare eco tra quanti non lo conoscono, e gli consiglia pertanto di dar loro una risposta. Marx scrive allora a Engels di essere risoluto a querelare la “National Zeitung” che ha divulgato le calunnie di Vogt. Ha ora l’impressione che contro di lui sia stata montata una cospirazione: Vogt, afferma, “falsifica tutto il [mio] passato”. In febbraio è lotta aperta. Scrive lettere, sollecita testimonianze che lo sostengano, scrive un libro di duecento pagine contro Vogt: ‘Herr Vogt’. Le copie vengono però sequestrate dalla polizia e Marx deve pagare comunque l’editore. Il 3 marzo 1860 spedisce a Weber, l’avvocato che lo difende contro Vogt, una lettera di dodici pagine, in cui spiega i sacrifici economici che ha dovuto affrontare per poter pubblicare la “Rheinische Zeitung” a Colonia. “Giacché io stesso sono figlio di un avvocato (il defunto consigliere di giustizia Heinrich Marx di Treviri che per lungo tempo fu batonnnier dei barreaus di quella città e si distingueva tanto per l’integrità del suo carattere quanto per il suo talento giuridico), so come sia importante essere assolutamente in chiaro sul carattere del proprio cliente per un avvocato coscienzioso”. E’ straordinario il ricordo del padre, sempre presente, sempre venerato, ricordo che rivela di Marx l’immagine di una persona estremamente attaccata ai valori più tradizionali del rispetto dei diritti e del ruolo degli avvocati. Engels gli offre il suo appoggio, dichiarando che ‘Herr Vogt’ è la sua migliore opera polemica, anche se avrebbe preferito che la querela non raggiungesse una simile portata. Engels, in realtà, trova che Karl perda il suo tempo in queste polemiche, indegne di lui. Dieci anni più tardi, gli archivi della polizia francese sequestrati dalla Comune riveleranno che Vogt era davvero un agente di Napoleone III” [Jacques Attali, Karl Marx ovvero, lo spirito del mondo, 2006]