“”Soprattutto bisogna evitare di vedere ancora una volta la “società” come un’astrazione opposta all’individuo. L’individuo ‘è l’essere sociale’. Il modo in cui la sua vita si manifesta – anche quando non appare come manifestazione di vita ‘in comune’, cioè compiuta insieme con altri – è pertanto espressione e conferma della ‘vita sociale’. La vita individuale dell’uomo e la sua vita entro il genere umano non differiscono tra loro, nonostante che il modo di esistere della vita individuale sia un modo più particolare o più universale della vita generica…”: questa raccomandazione Marx la esprime in un contesto in cui vengono coerentemente affermati questi principî: che la socializzazione dei mezzi di produzione è un mero fatto economico se i mezzi di produzione, nel nuovo ordine sociale, non vengono utilizzati per lo sviluppo e la soddisfazione dell’individuo libero; (…) che il comunismo come soppressione ‘positiva’ della proprietà privata coincide con l’umanismo e pertanto è la ‘vera’ “risoluzione dell’antagonismo tra la natura e l’uomo, tra l’uomo e l’uomo, la vera risoluzione della contesa (…) tra l’oggettivazione e l’autoaffermazione, tra la libertà e la necessità, tra l’individuo e il genere”. Così parla Marx nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, un testo fondamentale per capire i moventi originari del marxismo – pienamente coincidenti coi sentimento e le speranze dell’uomo d’oggi – ma che la liturgia ufficiale ha gradatamente messo in disparte e svalutato (…). E dire che si tratta dell’opera di Marx più gravida, la matrice da cui prende vita tutto il resto – ‘Il capitale’ compreso – che va visto pertanto non già come il superamento del Marx giovane, un po’ folle – così come si insinua – e un po’ idealista, bensì come approfondimento di temi specifici il cui nucleo centrale resta sempre la motivazione originaria: restituire l’uomo a se stesso dopo aver individuato – nella storia e nella società – le condizioni che lo alienano (l’identificazione di comunismo e di umanismo è difatti per Marx anche la ‘soluzione dell’enigma della storia’)” [Luigi Pagliarani, ‘La necessaria fine dell’infantilismo’] [(in) ‘AA.VV., Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana’, 1966]