“Secondo la dottrina di Marx e del suo amico Engels (4), lo Stato è per sua propria natura una macchina coercitiva, la cui funzione è conservare il dominio di un gruppo (il gruppo degli individui che posseggono i mezzi di produzione, la classe capitalistica) sopra un altro gruppo (costituito da coloro che non partecipano alla proprietà dei beni chiamati capitale, la classe proletaria sfruttata). Lo Stato è un’organizzazione coercitiva intesa a conservare l’oppressione di una classe da parte di un’altra. Il sistema capitalistico, e con esso lo Stato come istituzione sociale, scomparirà con l’instaurazione rivoluzionaria del socialismo, cioè con l’abolizione della proprietà privata e la socializzazione dei mezzi di produzione. Lo Stato “si estinguerà”. La futura società socialista sarà priva di Stato, sarà una società, il cui ordinamento verrà preservato senza impiegare la forza. Ciò sarà possibile, poiché l’ordinamento sociale soddisferà naturalmente gli interessi di tutti, cosicché nessuno sarà indotto a violare l’ordinamento. Ma questa condizione ideale dell’umanità non può essere instaurata immediatamente dopo che la rivoluzione sociale abbia abolito il capitalismo. Tra lo Stato capitalistico e la società comunista senza Stato vi sarà una fase intermedia, la dittatura del proletariato, che è il risultato della rivoluzione proletaria. La dittatura del proletariato sarà uno Stato con un vero governo, e differirà dallo Stato capitalistico solo in quanto lo scopo di tale macchina coercitiva sarà non conservare, ma distruggere lo sfruttamento di una classe su un’altra. Nel suo libro ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata, e dello Stato, Engels dice: “Dunque lo Stato non è affatto un potere imposto sulla società dall’esterno: tanto meno è “la realtà dell’idea etica, l’immagine e la realtà della ragione”, come sostiene Hegel. Esso è piuttosto un prodotto della società a un particolare stadio di sviluppo; è la confessione che questa società si è avviluppata in una contraddizione insolubile, ed è dilaniata da antagonismi inconciliabili, che è impotente a esorcizzare. Ma, affinché questi antagonismi, queste classi con interessi economici confliggenti non dissolvano se stesse e la società in una sterile lotta, è divenuto necessario un potere, apparentemente al di sopra della società, che moderi il conflitto, e lo riconduca nei limiti dell'”ordine”; e questo potere, nato dalla società, ma che si pone al di sopra di essa e si estrania sempre più da essa, è lo Stato (…). Lo Stato, poiché è sorto dal bisogno di controllare l’antagonismo di classe, ma è anche sorto dal cuore della lotta fra le classi, è normalmente lo Stato della classe economicamente dominante, che per mezzo di esso diviene anche politicamente dominante, e acquisisce così nuovi mezzi per soggiogare e sfruttare la classe oppressa (5)”. Nel suo libro ‘Anti-Dühring’, Engels descrive il modo in cui lo Stato scomparirà: “Il proletariato si impadronisce del potere statuale, e trasforma i mezzi di produzione in proprietà dello Stato. Ma, così facendo, sopprime se stesso in quanto proletariato; sopprime tutte le differenze e tutti gli antagonismi di classe; sopprime altresì lo Stato in quanto Stato. La società precedente, poiché si muoveva nell’antagonismo di classe, aveva bisogno dello Stato, cioè di un’organizzazione della classe sfruttatrice che, in ogni periodo, conservasse le condizioni esterne della produzione. (….) Non appena non vi sia più alcuna classe sociale da tenere in soggezione; non appena siano stati aboliti, insieme con il dominio di classe e la lotta per l’esistenza individuale fondata sulla precedente anarchia della produzione, anche gli eccessi e le collisioni che nascono da essa, non vi sarà più nulla da reprimere, e non sarà più necessaria una forza speciale di repressione. Il primo atto, con cui lo Stato realmente si atteggia a rappresentante dell’intera società – appropriandosi dei mezzi di produzione in nome della società -, è al tempo stesso il suo ultimo atto indipendente in quanto Stato. L’ingerenza di un potere statuale nelle relazioni sociali diviene superflua in una sfera dopo l’altra, e poi si assopisce. Il governo sulle persone è sostituito dall’amministrazione delle cose e dalla direzione dei processi produttivi. Lo Stato non è “abolito”, si estingue. E’ da questo punto di vista che dobbiamo valutare la locuzione “libero Stato popolare” [uno slogan del partito socialdemocratico tedesco] – tanto la sua occasionale giustificazione a scopo agitatorio, quanto la sua definitiva inadeguatezza scientifica – e altresì la richiesta dei cosiddetti anarchici che lo Stato sia abolito dal giorno alla notte” (6). La differenza tra i teorici politici marxisti e i cosiddetti anarchici è tutta qui: questi richiedono l’abolizione dello Stato per mezzo dell’azione rivoluzionaria, mentre quelli predicano una scomparsa automatica dello Stato, dopo che la dittatura del proletariato (lo Stato proletario) sia stata instaurata dalla rivoluzione socialista. Dal punto di vista dell’ideologia sociale, marxismo e anarchismo coincidono. Infine, ne ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata, e dello Stato’ di Engels, compare l’affermazione spesso citata: “Lo Stato dunque non è esistito dall’eternità. Vi sono state società che ne hanno fatto a meno, che non avevano alcuna nozione dello Stato o del potere statuale. A uno stadio definito dello sviluppo economico, che necessariamente comporta la divisione della società in classi, lo Stato diviene necessario a causa di tale divisione. Ora ci stiamo rapidamente avvicinando a uno stadio nello sviluppo della produzione, in cui l’esistenza di queste classi non solo cessa di essere una necessità, ma diviene positivamente un ostacolo alla produzione. Esse scompariranno inevitabilmente così come sono nate. Lo Stato inevitabilmente scompare con esse. La società, che organizzerà la produzione in modo nuovo, sulla base dell’associazione libera ed eguale tra i produttori, metterà l’intera macchina dello Stato nel posto che le spetta: nel museo delle antichità, vicino al filatoio e all’ascia di bronzo” (7)” [Hans Kelsen, a cura di Riccardo Guastini, La teoria politica del bolscevismo e altri saggi, 1981] [(4) H. Kelsen, ‘Sozialismus und Staat. Eine Untersuchung der politischen Theorie des Marxismus’, Leipzig, 1923, II ed.; trad. it. ‘Socialismo e stato’, a cura di R. Racinaro, Bari, 1979; (5) F. Engels, ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’, Roma, 1963, pp. 200 ss.; (6) F. Engels, ‘Anti-Dühring’, Roma, 1950, p. 305; (7) F. Engels,  ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’, cit., pp. 203-204]