“Non si può separare meccanicamente la sfera politica da quella organizzativa” (Lenin, Discorso di chiusura dell’XI Congresso del PCR) (…). Eppure, questa mancanza di consapevolezza in rapporto alle questioni organizzative è senza dubbio un segno della immaturità del movimento. Infatti, si può avere una misura reale della maturità o dell’immaturità considerando se una certa idea o un certo atteggiamento sul da farsi sia presente alla coscienza della classe che agisce e del partito che la guida in una forma astrattamente immediata o concretamente mediata. Voglio dire che, per tutto il tempo in cui un certo fine da raggiungere continua a mantenersi ad un’incolmabile distanza, vi saranno certamente alcuni in grado, almeno fino ad un certo punto, di vedere chiaramente questo stesso fine, di cogliere la sua essenza e la sua necessità sociale. Ma essi saranno comunque incapaci di acquistare la consapevolezza dei passi concreti che potrebbero condurre alla mèta, di trarre dalla loro visione delle cose, che può anche essere giusta, l’indicazione di mezzi concreti. Anche gli utopisti possono vedere giustamente i dati di fatto da cui si deve prendere l’avvio. Ma essi sono appunto soltanto degli utopisti perché riescono a vedere solo il fatto in quanto tale, o al massimo come problema che va in qualche modo risolto, senza arrivare a comprendere che proprio qui, nel problema stesso, vi è sia la soluzione, sia la via che conduce ad essa. “Nella miseria essi vedono perciò solo la miseria, senza scorgere in essa l’aspetto del rovesciamento rivoluzionario che farà a pezzi la vecchia società” (‘Elend der Philosophie’, p. 109, trad. it. p. 102). Il contrasto qui rilevato tra scienza dottrinaria e scienza rivoluzionaria va tuttavia al di là del caso analizzato da Marx, sino a comprendere un tipico contrasto nello sviluppo della coscienza della classe rivoluzionaria. Con il procedere del proletariato sulla via della rivoluzione, la miseria perde il suo carattere di mero dato di fatto e viene inserita nella dialettica vivente dell’azione. Ma al suo posto – secondo lo stadio nel quale si trova lo sviluppo della classe – subentrano altri contenuti, di fronte ai quali l’atteggiamento della teoria proletaria esibisce una ‘struttura’ del tutto analoga a quella qui analizzata da Marx. Sarebbe infatti un’illusione utopistica credere che, per il movimento operaio rivoluzionario l’utopismo sia stato superato una volte per tutte con il superamento, attuato da Marx sul piano del pensiero, della sua prima e primitiva forma fenomenica. Questo problema, che è in ultima analisi il problema del rapporto dialettico tra “scopo finale” e “movimento”, tra teoria e praxis, si riproduce in forma sempre più complessa, naturalmente con contenuti che variano di continuo, in ogni momento decisivo dello sviluppo rivoluzionario” [György Lukacs, Storia e coscienza di classe, 1967]