“Più avanti di tutti in questa strada si è spinto, com’è noto, Augusto Del Noce; ma è singolare che in una ricostruzione che pretende di spiegare la catastrofe europea di questo secolo a partire dal prevalere della “filosofia della prassi” nelle sue diverse configurazioni (2), è singolare che in tale ricostruzione rimanga in ombra un autore come Fichte, la cui filosofia è tutta attraversata dal ‘pathos’ dell’azione e dell’agire, dal ‘pathos’ della missione pratico-politica, dell”engagement’, dunque, dall’intellettuale. Eppure a Fichte fa esplicito riferimento Gentile allorché sottolinea l’influenza che il filosofo dell’infinita attività dell’io avrebbe avuto nella formazione di Marx (3). E’ questo incontro giovanile, di cui Marx non si sarebbe più dimenticato, a spiegare il motivo anti-materialistico e attivistico presente in una filosofia che pur si pretende ed è per altri aspetti gravemente materialistica. Sono tesi che, ben lungi dal rinviare ad un “”paradigma italiano”” (4), circolano largamente nell’Europa del tempo. Ecco come Lenin, nei ‘Quaderni filosofici’, riassume il senso dell’interpretazione di Plenge: “Plenge non può capire come il “materialismo” sia conciliabile con lo ‘spirito rivoluzionario’ (che egli chiama “idealismo”, ecc.). E si arrabbia con la propria incapacità di capire!!!” (5). E’ un’osservazione importante che può servire a ridimensionare largamente il giudizio benevolo espresso da Lenin sul saggio di Gentile per aver colto “alcuni aspetti importanti della dialettica materialistica di Marx, che di solito sfuggono all’attenzione dei kantiani, positivisti, ecc.” (6). Anche allo scritto di Plenge del 1911 Lenin riconosce “qualcosa di buono rispetto al kantismo, ecc.” ma il merito di aver sottolineato il lato attivo e dinamico della dialettica materialistica non impedisce a Plenge di essere uno “spirito arcitriviale” per aver contrapposto questo lato al materialismo (7). Come Gentile, anche Plenge sottolinea la presenza di Fichte in Marx: “Se l’apprendimento culturale, per così dire l”intelletto’ del socialismo scientifico, è scaturito in buona parte dal seno materno della filosofia hegeliana, la sua ‘volontà’ invece (…) è nata in buona parte dal rinnovamento vitale della forte energia di Fichte” (8). L’atteggiamento assunto nei confronti del fichtismo può essere la cartina di tornasole per chiarire la radicale differenza che sussiste tra la filosofia della prassi di Gentile e la filosofia della prassi di Gramsci” [Domenico Losurdo, ‘Gramsci, Gentile, Marx e le filosofie della prassi’] [in ‘Gramsci e il marxismo contemporaneo. Relazioni al convegno organizzato dal Centro Mario Rossi, Siena, 27-30 aprile 1987’, a cura di Biagio Muscatello, 1990] [(2) A. Del Noce, Suicidio della rivoluzione, 1978, pp. 128-29; (3) G. Gentile, La filosofia di Marx, a cura di V.A. Bellezza, 1974, p. 164; (4) A. Del Noce, op. cit., p. 128; (5) V.I. Lenin, Quaderni filosofici, a cura di L. Colletti, 1969. Il testo cui Lenin fa riferimento è J. Plenge, Marx und Hegel, 1911, rist. anast. 1974; (6) V.I. Lenin, Opere, v. XXI, 1966, p. 70; (7) V.I. Lenin, Quaderni filosofici, cit., p. 369; (8) J. Plenge, Patriotismus und Kosmopolitismus heute wie einst (1918), in ‘Zur Vertiefung des Sozialismus’, 1919, p. 123]