“E anzitutto, che cosa sono i “rapporti di produzione” dei quali si parla? Marx li definì come ‘rapporti fra gli uomini nel processo del lavoro sociale e della ripartizione dei prodotti di tale lavoro”. Considerando la cosa concretamente nella società capitalista si tratta dei rapporti tra il capitalista, il capomastro, il tecnico, l’ingegnere, l’operaio qualificato, l’operaio comune, il commerciante, il banchiere, l’usuraio ecc., considerando le relazioni di questi elementi ‘nella loro reale e concreta combinazione’. Per conseguenza, la categoria dei rapporti di produzione è una categoria generale, che riguarda la struttura della società. Essa comprende anche relazioni sociali di carattere classista (rapporto tra lavoratori e capitalisti), come pure relazioni d’altra natura (per esempio il rapporto fra due intraprese, il rapporto di collaborazione, cioè la cosiddetta cooperazione semplice ecc. (1). A questo punto occorre osservare che i rapporti di produzione non sono niente di ‘diverso’ dall’organizzazione ‘tecnica’ del lavoro, in quanto si parla dei rapporti esistenti dentro l’immediato processo di lavoro. ‘In realtà’, essi si fondono insieme. La fabbrica non è soltanto una categoria tecnica, ma bensì anche una categoria economica (2), giacché è un complesso di rapporti  sociali di lavoro e di produzione. Marx portava la gerarchia della fabbrica sotto il comando del capitale come modello dei rapporti capitalistici di produzione. Gli elementi ‘tecnici’ (la forza di lavoro dell’ingegnere, del direttore, del meccanico, del capomastro, dell’operaio, del manovale) sono a un tempo elementi dell”organizzazione economica’, e ‘in quanto essi sono legati da una costante cerchia di persone’, si ha anche la loro ‘caratteristica sociale di classe’. E ciò si capisce, giacché infatti le classi rappresentano anzitutto gruppi di persone collegate tra loro da condizioni comuni e da un comune ufficio nel processo di produzione con tutte le conseguenze che ne derivano nel processo di ripartizione. La gerarchia capitalistica della produzione s’accompagna con la gerarchia capitalistica nella ripartizione. Queste sono due facce di un unico e identico fenomeno, indissolubilmente collegate l’una con l’altra. I rapporti di produzione sono relazioni tra gli uomini come elementi di un determinato sistema” [N. Bucharin, ‘L’economia del periodo di trasformazione’ (in)  ‘Rassegna comunista, teoria – critica – documentazione del movimento comunista internazionale, edita dal Partito comunista d’Italia, Milano, N° 27  31 agosto 1922, pag 1317-1332] [(1) Il sig. P. Struve nel suo scritto “Economia e valore” (in russo) esclude a bella posta dall’analisi i rapporti di produzione, per poter sostenere che le relazioni sociali di classe sono un attributo eterno di ogni società. Confrontare al riguardo il mio articolo “Gli artifici del signor Struve”, nella rivista marxista “Prosveceniie” n. 129, 1913; (2) Cf. Marx, Miseria della filosofia]