“Tra i giudizi sulle elezioni dell’aprile ’48 vale la pena citare quello di Marx ne ‘Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850’ (in ‘Opere scelte, Roma, 1966) a p. 395: “Il 4 maggio si riunì l’Assemblea nazionale uscita dal suffragio universale diretto. Il suffragio universale non possedeva la forza magica che gli avevano attribuito i Repubblicani di vecchio stampo. In tutta la Francia e per lo meno nella maggioranza dei francesi, essi vedevano dei ‘citoyens’ con gli stessi interessi, le identiche vedute, ecc. Questo era il loro culto del popolo. Invece del loro popolo immaginario, le elezioni trassero alla luce del giorno il popolo vero, cioè i rappresentanti delle diverse classi in cui esso si divide. Abbiamo veduto le ragioni per cui i contadini e i piccoli borghesi dovevano votare sotto la direzione della borghesia impaziente di combattere e dei grandi proprietari fondiari anelanti alla restaurazione. Ma se il suffragio universale non era la miracolosa bacchetta magica che pensavano i valentuomini repubblicani, possedeva però il merito incomparabilmente più grande di scatenare la lotta di classe, di costringere i differenti strati medi della società borghese a superare rapidamente le loro illusioni e le loro delusioni, di spingere di un colpo tutte le frazioni delle classi sfruttatrici alla sommità dello Stato e così strappar loro la maschera dell’ipocrisia, mentre la monarchia col suo sistema censitario comprometteva solo determinate frazioni della borghesia e lasciava le altre nascoste dietro le quinte, circondandole dell’aureola di una opposizione collettiva”. Vedi anche Proudhon: “le suffrage universel est une manière hypothetique de présumer l’accord des masses” (in ‘Confessions, p. 11) e quello espresso nell’articolo ‘Mystification du suffrage universel’, in ‘Le Répresent du peuple’, 30 aprile 1848″ [Paolo Craveri, Genesi di una costituzione. Libertà e socialismo nel dibattito costituzionale del 1848 in Francia, 1985, nota 54 p. 63]