“All’epoca, l’opinione corrente era che, se le comunicazioni con l’Irlanda fossero state potenziate quanto quelle all’interno dell’Inghilterra, si sarebbe imposta un’equiparazione delle condizioni dei lavoratori dei due paesi (Collinson Black R.D., Economic Thought and the Irish Question, 1976). Secondo Marx, le conseguenze più gravi di questi processi non erano tanto quelle di carattere “materiale”, ma consistevano nella divisione che la borghesia cercava di creare nel proletariato, fomentando tra i lavoratori inglesi sentimenti di paura, ostilità e razzismo contro quelli immigrati. Questi sentimenti trovavano terreno nella competizione al ribasso che si trovavano involontariamente a esercitare i lavoratori irlandesi, i quali, d’altra parte, vedevano in quelli inglesi i complici del dominio coloniale sul proprio paese. L’operaio inglese, “rispetto all’operaio irlandese, si sente membro della nazione dominante e si trasforma così in un suo strumento che gli aristocratici e i capitalisti del suo paese usano contro l’Irlanda, rafforzando in questo modo il dominio nei suoi stessi confronti. Egli si culla nei pregiudizi religiosi, sociali e nazionali contro il lavoratore irlandese. Il suo atteggiamento è molto simile a quello dei bianchi poveri nei confronti dei negri nei vecchi stati schiavistici degli Stati Uniti. L’irlandese gli restituisce tutto ciò con gli interessi. Egli vede infatti nel lavoratore inglese sia il complice che lo strumento stupiido del dominio inglese in Irlanda. Questo antagonismo è artificialmente mantenuto dalla stampa, dai pulpiti e dai fumetti; in breve da tutti gli strumenti di cui dispongono le classi dominanti. Questo antagonismo è il segreto dell’impotenza della classe operaia inglese malgrado la sua organizzazione. E’ il segreto che permette ai capitalisti di mantenere il potere. E questi ultimi lo sanno molto bene” (Lettera di Marx a Sigfrid Meyer e August Vogt del 9 aprile 1870, in Marx Engels, Sull’Irlanda, cit, p. 358)” [Lucia Pradella, L’attualità del ‘Capitale’. Accumulazione e impoverimento nel capitalismo globale, 2010]