“Egualmente non può esservi rivoluzione che non si comunichi al mondo intero, provocando le simpatie del proletariato, mettendo in movimento contro di sé le forze dell’imperialismo mondiale e sviluppandosi fino a divenire una rivoluzione mondiale. Marx ha scritto in una delle sue mirabili opere storiche che il partito della rivoluzione provoca il riunirsi delle forze della controrivoluzione. E questa osservazione di Marx è obbiettivamente esatta (è una cosa che non comprenderanno mai gli opportunisti, la cui morale da filistei si riassume in questo comandamento: non toccare il borghese, se no egli si arrabbierà ed allora sorgerà la controrivoluzione). Dal momento che esiste un’economia mondiale le cui parti sono legate fra di loro, e che i diversi gruppi borghesi organizzati in Stati sono dipendenti l’uno dall’altro, va da sé che la lotta in un paese non può terminare senza la vittoria dell’una o dell’altra parte in ‘parecchi paesi civilizzati’. La resistenza della controrivoluzione russa (Kolciak, Denikin e C.a) è particolarmente ostinata, precisamente perché essa si trasforma direttamente per mezzo dei suoi alleati inglesi, francesi, americani, giapponesi ed altri, in controrivoluzione mondiale. Le riserve estere di energia e di forza, ecco ciò che nutrisce materialmente e moralmente la borghesia russa. E’ per questo che si può dire che il proletariato del paese (o dei paesi) che per primo (o per primi) ha (o hanno) innalzato la bandiera della rivolta e trionfato nel proprio paese (o nei propri paesi) deve (o devono) fatalmente fare i sacrifici maggiori: esso è il bersaglio per le forze del capitale mondiale coalizzato. I critici del bolscevismo russo e del potere dei Soviet di Russia partono da una idea ingenua della rivoluzione proletaria russa che essi considerano un processo finito, cioè come uno stadio in cui non c’è più da occuparsi che dell’opera positiva di organizzazione, dello sviluppo delle forze produttive, ecc. In realtà la rivoluzione russa lotta per le elementari condizioni preliminari della sua ulteriore esistenza, determinando la riunione delle forze della controrivoluzione mondiale e sviluppandosi essa stessa in rivoluzione del proletariato mondiale. Ecco perché è un assurdo barbarismo considerare le imperfezioni economiche che esistono nella Russia soviettista dall’alto della maestà dell’Olimpo o di attribuire tali imperfezioni ai bolscevichi oppure di rilevarle allo scopo di impedire al proletariato d’Europa occidentale o dell’America di passare all’azione” [N. Bucharin, La dittatura in Russia e la rivoluzione mondiale, (in)  ‘Rassegna comunista, teoria – critica – documentazione del movimento comunista internazionale’, edita dal Partito comunista d’Italia, Milano, N° 11 30 settembre 1921, p. 517-518]