“Herbert Marcuse: ‘Se il termine proletariato designa gli “operai dell’industria” quali Marx li ha descritti – il lavoro vivo nel processo di produzione – io ritengo che nella nostra epoca questa formulazione è del tutto insufficiente. Per Marx, la dittatura del proletariato era – lo si dimentica troppo facilmente – la dittatura di una schiacciante maggioranza su una minoranza. Il “proletariato” definito da Marx rappresenta forse una maggioranza nei paesi industriali avanzati? E’ forse la sola classe che sia vittima dello sfruttamento nella nostra società moderna? (…) Gli operai dell’industria non rappresentano più la maggioranza della popolazione, non sono i soli ad essere sfruttati. Un esempio: si è spesso discusso per sapere se i milioni di impiegati dell’industria pubblicitaria americana creano oppure no un plusvalore, cioè se essi siano oppure no degli sfruttati in senso marxista del termine. Da parte mia, io ritengo di sì. Quelle persone vendono direttamente la loro forza-lavoro, il che corrisponde alla nozione marxista di sfruttamento. l loro salari non rappresentano semplicemente un capitolo delle spese generali. Essi sono assolutamente necessari al processo di produzione capitalistico. (…) Sono già necessari al livello della produzione: l’impiegato dell’industria pubblicitaria determina in anticipo la forma della merce (pensate soltanto all’automobile), la sua qualità, ed anche la sua quantità. Ciò vale ugualmente per i tecnici, gli ingegneri, gli scienziati, gli psicologi ed i sociologi integrati nel processo di produzione, tutte categorie in piena espansione. Questi fenomeni comportano come contraccolpo delle modificazioni nelle strutture stesse della classe operaia. Sappiamo adesso che il numero dei “colletti bianchi” aumenterà progressivamente a scapito dei “colletti blu”, che l’equilibrio numerico fra lavoratori manuali e lavoratori intellettuali si modificherà a vantaggio di questi ultimi i quali vedranno aumentare la propria parte all’interno del processo produttivo. E tutto ciò dovrebbe incitare ad una grande prudenza quando noi maneggiamo i concetti di proletariato e di dittatura del proletariato'” [(in) ‘Aspettando la Rivoluzione. Conversazioni con: Foucault, Marcuse, Deleuze, Guattari, Laot, Krumnow, Fourier, Touraine, Van Duyn, Lefebvre, la Cfdt’, 1975]