“Nel 1870 la rivoluzione sociale scoppiò, ancora una volta, in Francia. E fu generata da una guerra perduta e dall’invasione straniera, non dalla volontà di rompere le catene del vecchio modo di produzione. La guerra non ebbe la forza dirompente che Marx ed Engels le avevano attribuito vent’anni prima. Le sue conseguenze furono sentite solo all’interno della Francia, non investirono nemmeno marginalmente la Prussia. Nell’esercito che invase la Francia c’erano anche gli operai tedeschi, i quali combattevano in nome della nazione. Nell’indirizzo del consiglio generale della Prima Internazionale, approvato il 23 luglio 1870, Marx riprese la posizione assunta pochi giorni prima dai membri parigini dell’Internazionale e invitò gli operai francesi, tedeschi, inglesi e spagnoli a unirsi contro la guerra, giudicata “una assurdità criminale” (Karl Marx, La guerra civile in Francia, 1977, p. 33). In una lettera inviata a Marx da Manchester il 15 agosto, Engels ne diede un giudizio diverso: il governo francese aveva costretto la Germania “a una guerra per la sua esistenza come nazione” (Karl Marx, Friedrich Engels, Carteggio, vol. VI (1870-1883), 1953, p. 131). Se la Francia avesse vinto, il bonapartismo si sarebbe consolidato per anni, mentre la Germania sarebbe finita, forse, per generazioni. In questo caso il movimento operaio tedesco non avrebbe potuto svilupparsi autonomamente, perché tutto sarebbe stato assorbito dalla lotta “per creare l’esistenza nazionale”. Se avesse vinto la Germania, la situazione sarebbe stata migliore: “Gli operai tedeschi potranno organizzarsi su una scala ben diversamente nazionale che non prima, e gli operai francesi avranno certo un campo più libero che non sotto il bonapartismo, qualunque sia il governo che gli succederà”. Ai tedeschi toccava il compito di colpire alla testa lo sciovinismo francese che permeava la massa della popolazione, non solo i borghesi, i piccoli borghesi e i contadini, ma anche il “proletariato edilizio imperialista, hausmanniano, proveniente dal ceto contadino”. Scriveva Engels: “Ci si poteva aspettare che questo lavoro sarebbe stato assunto da una rivoluzione proletaria; ma dal momento che c’è la guerra, ai tedeschi non rimane altro che farlo loro stessi e subito”. Le considerazioni di Engels dovettero apparire convincenti a Marx, che in una lettera del 10 settembre lo ringraziò per il suo contributo. In un nuovo indirizzo dell’Internazionale, approvato il 9 settembre, Marx riconobbe che la classe operaia tedesca aveva “appoggiato risolutamente la guerra”, fornendo, insieme con i contadini, “i nervi e i muscoli di eserciti eroici” (K. Marx, La guerra civile in Francia, p. 45), in nome dell’indipendenza della Germania e per liberare la Francia e l’Europa da Napoleone III” [Aurelio Lepre, Che c’entra Marx con Pol Pot? Il comunismo tra Oriente e Occidente, 2001]