“Sebbene sia Marx che Engels preparassero le prime stesure e il documento pubblicato riflettesse chiaramente il punto di vista di entrambi, il testo conclusivo fu quasi certamente scritto da Marx, che lo ultimò solo dopo aver ricevuto un fermo richiamo in tal senso da parte della direzione della Lega dei comunisti: allora come in seguito, egli trovava difficile completare i suoi scritti a meno di esservi costretto da qualche rigida scadenza. L’assenza pressoché completa di stesure precedenti (1) parrebbe indicare che il testo fu scritto velocemente. Il documento lungo 23 pagine, intitolato ‘Manifesto del partito comunista’ (noto più comunemente, a partire dal 1872, come ‘Manifesto dei comunisti’) fu “pubblicato nel febbraio 1848”, stampato nella sede dell’Associazione per l’educazione dei lavoratori (meglio conosciuta come Kommunisticher Arbeiterbildungsverein: sarebbe sopravvissuta fino al 1914) al numero 46 di Liverpool Street, a Londra, nella City. Oggi, 1998, commemoriamo il centocinquantesimo anniversario della pubblicazione di questo opuscolo che è quasi certamente il più influente scritto politico dopo la ‘Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino’ della rivoluzione francese. Per un caso fortunato, il ‘Manifesto’ venne divulgato solo una o due settimane prima dello scoppio delle rivoluzioni del 1848, che si propagarono come un incendio da Parigi in tutta l’Europa continentale. Anche se il suo orizzonte era internazionale – la prima edizione annunciava fiduciosamente, ancorché erroneamente, l’imminente pubblicazione del ‘Manifesto’ in inglese, francese, italiano, fiammingo e danese – l’impatto iniziale fu avvertito soltanto nel mondo tedesco. Per quanto la Lega dei comunisti fosse piccola, giocò un ruolo rilevante nella rivoluzione tedesca, non da ultimo grazie al quotidiano “Neue Rheinische Zeitung” (1848-1849) diretto da Karl Marx. La prima edizione del ‘Manifesto’ fu ristampata tre volte in pochi mesi, venne pubblicata a puntate sulla “Deutsche Londoner Zeitung”, fu ricomposta tipograficamente corretta nell’aprile o nel maggio 1848 in 30 pagine, ma scomparve dalla circolazione con il fallimento delle rivoluzioni del 1848. Nel 1849, quando Marx iniziò il suo esilio in Inghilterra, che sarebbe durato tutta la vita, l’opuscolo era diventato così raro che egli pensò valesse la pena di ristamparne la Sezione III (“Letteratura socialista e comunista”) nell’ultimo numero della sua rivista londinese “Neue Rheinische Zeitung, politisch-ökonomische Revue” (novembre 1850), che era quasi priva di lettori. Nessuno avrebbe pronosticato un grande futuro per questo scritto negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta dell’Ottocento. Una nuova edizione di modesta tiratura venne pubblicata privatamente a Londra, forse nel 1864, da uno stampatore tedesco emigrato e un’altra edizione limitata comparve a Berlino nel 1866: fu la prima pubblicata in Germania. Fra il 1848 e il 1868 non sembrano esserci traduzioni, a prescindere da una versione in svedese, probabilmente pubblicata alla fine del 1848, e da una inglese nel 1850, importante nella storia editoriale del ‘Manifesto’ solo perché sembra che la traduttrice abbia consultato Marx o (visto che abitava in Lancashire) più probabilmente Engels. Entrambe le versioni scomparvero senza lasciare traccia. A metà degli anni Sessanta quasi nulla di ciò che Marx aveva scritto in precedenza era più in circolazione. [(1) Sono stati ritrovati solo un piano per la Sezione III e una pagina in brutta copia. Cfr. Karl-Marx Friedrich Engels, Collected Works, vol. 6, pp.576-577]” [Eric J, Hobsbawm, introduzione] [in Karl Marx Friedrich Engels, Il manifesto del partito comunista, testo tedesco a fronte, 2004]