“La ‘Situazione della classe operaia in Inghilterra’ fu pubblicata da Friedrich Engels nel 1845; l’attualità di quello scritto, a più di un secolo e mezzo di distanza è grandissima. In quest’opera il giovane Engels sulla classe “che ho imparato a conoscere in ventun mesi con i miei propri occhi e attraverso notizie ufficiali o comunque autentiche” troviamo già, ‘in nuce’, i concetti di base sulla lotta operaia mediante gli scioperi che saranno poi sviluppati dalla scuola marxista quando la dimensione e la concentrazione del proletariato industriale avranno portato alla ribalta in tutti i paesi industrializzati del mondo le forme di lotta tipiche della classe operaia, che nell’Inghilterra del 1840 già si manifestavano. In quell’epoca l’Inghilterra era il paese di gran lunga più avanzato nello sviluppo capitalistico; si era già formata una forte classe operaia, concentrata nei settori fondamentali della manifattura (metallurgia, meccanica, industria tessile, con grandi stabilimenti industriali) e dell’estrazione del minarale di ferro e del carbone (miniere). La lotta per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro era all’ordine del giorno; si formavano, in varie modalità, i primi sindacati e le organizzazioni di difesa degli operai. Le sconfitte nelle azioni rivendicative condotte con gli scioperi, osserva Engels, erano numerose; poca era l’esperienza di lotta, e scarsa l’organizzazione; poche erano le vittorie (…). Ma allora perché lottare, perché scioperare? La risposta di Engels è chiarissima: “[Ci] si domanderà allora perché gli operai scioperino in casi in cui è evidente l’inefficacia della loro azione. Semplicemente perché essi devono protestare contro la diminuzione del salario e perfino contro la necessità di tale diminuzione… perché il loro silenzio sarebbe un riconoscimento di tale situazione, un riconoscimento del diritto della borghesia di sfruttare gli operai nei periodi di prosperità commerciale e di farli morir di fame quando i tempi sono difficili”” [Piermaria Davoli, Due miliardi di salariati. La nostra classe nel mondo, Edizioni Lotta Comunista, 2012] (pag 332)
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- Articolo pubblicato:6 Febbraio 2013