“Lo studio della logica interna dei rapporti sociali, e soprattutto degli economici, è non meno necessario dello studio del sostrato ‘geografico’ della storia mondiale. Queste indagini si completano mutualmente e dai loro effetti congiunti si disvelano a poco a poco i più intimi segreti della storia. Negli ultimi quarant’anni, Marx in particolare e parecchi dei suoi seguaci hanno fatto molto per lo studio della logica interna dei rapporti sociali, e purtroppo Metschnikoff non si fece quasi alcun carico dei risultati cui essi pervennero. In generale la sua opera giunge alle stesse conchiusioni dei Marxisti (1). Ma egli avrebbe guadagnato in armonia e coerenza, se avesse utilizzati come controllo i concetti storici di Marx ed Engels. Per convincersene, basta esaminare il succitato concetto di Metschnikoff, secondo il quale lo sviluppo storico conduce alla trasformazione dei rapporti sociali nel senso della libertà e dell’eguaglianza. Su che si fonda questo concetto? Sulla considerazione generale che l’umanità deve imparare, col tempo, ad organizzare il suo lavoro senza lo scettro di un despota e la sorveglianza egoistica dell’imprenditore. Questa considerazione ha per sè una grande verosimiglianza; così grande che il nostro autore non ebbe bisogno di confortarla con analogie della natura, analogie d’ordinario molto forzate ed arbitrarie. Ma, per quanto verosimile, la considerazione di Metschnikoff non è che ‘probabile’. Essa assumerebbe il carattere di ‘certezza’ quand’egli avesse dimostrato, sia pure con brevi parole, in qual modo la logica dei rapporti interni conduca a quella meta i moderni paesi inciviliti. La scuola di Marx lo fece, prestando la dovuta attenzione all’aumento e alle proprietà delle moderne forze produttive, come pure al contrasto in cui esse si trovano con gli attuali rapporti della produzione. Marx dimostrò che il socialismo procede inevitabilmente dal capitalismo. Peccato che Metschnikoff non abbia creduto necessario tener calcolo di una dottrina, la quale conferirebbe alla sua teoria del progresso il carattere di teoria rigorosa e degna di fede. La scuola di Marx ha anche i suoi seguaci in Russia. Il libro di N. Sieber, ‘I contorni della civiltà economica primitiva’, sarebbe stato di grande utilità per le indagini di Metschnikoff’. – Nota (1) Già venti anni prima del signor Metschnikoff, Marx ha indicato nel suo ‘Kapital’ alcune delle basi le più essenziali delle “Civiltà fluviali”. Egli scrisse: “La necessità di calcolare i periodi di movimento del Nilo creò l’astronomia egiziana, e con essa la denominazione della casta sacerdotale come direttrice dell’agricoltura”; e più oltre: “Una delle basi materiali del potere dello Stato, sui piccoli e sconnessi organismi della produzione delle Indie, consisteva nella necessità di regolare il corso delle acque” (Kapital, I, 2° edizione, pag. 536, 537, note 5 e 6). Stimolato da coteste osservazioni, già il Kautzky, il dotto socialista tedesco, autore dell’opera tradotta dal nostro Bissolati e pubblicata dal Dumolard col titolo “Socialismo e Malthusianismo” trovò che quello che vale per le vallate del Nilo e del Gange, vale anche per quelle dell’Eufrate e del Tigri, del Jang-tes-Kiang e del Hoang-ho, e che la base materiale, non solo dei regni egiziani ed indiani, ma anche dei chinesi e mesopotami, la formò, in parte, la necessità di regolare i fiumi, cui è da attribuirsi anche in parte il dispotismo orientale. Senza saper nulla del signor Metschnikoff e dell’apparizione del suo libro, il Kautzky sviluppò queste teorie in una dissertazione sulla “nazionalità moderna” pubblicata nella reputata Rivista di Stuttgarda, da noi più volte menzionata e lodata, la ‘Nuova Era’ (Neue Zeit) del 1887, pag. 302 e seguenti” [G. Plechanoff, traduzione di P. Martignetti] [in Critica sociale. Cuore e critica. Rivista di studi sociali, politici e letterari. Anno 1891]