“La sovrappolazione relativa una volta divenuta il cardine su cui gira la legge dell’offerta e della domanda di lavoro, non permette a questa legge di funzionare se non in dati limiti, i quali non disturbano la tendenza dominatrice e sfruttatrice del capitalismo. A questo proposito ritorniamo sopra una teoria che già accennammo al Cap. XV. Quando una macchina sposta degli operai occupati, gli utopisti dell’economia politica pretendono che questo fatto renda nello stesso tempo disponibile un capitale destinato ad impiegare questi operai, rimasti sul lastrico, in qualche altro ramo dell’industria. Abbiamo già dimostrato che nulla avviene di tutto ciò; nessuna particella del vecchio capitale diventa disponibile per gli operai disoccupati; al contrario sono essi che diventano disponibili per i nuovi capitali, se ve ne sono. Ed ora possiamo benissimo apprezzare quanto sia poco seria questa pretesa “teoria della compensazione”. Gli operai spostati dalla macchina e resi disponibili, sono a disposizione di qualsiasi nuovo capitale che sia per entrare in azione. Che questo capitale attragga questi o altri operai, poco importa; l’effetto prodotto sulla domanda generale del lavoro resterà sempre nullo, se questo capitale basta per ritirare dal mercato tante braccia quante le macchine ve ne hanno gettate. Se ne occupa di meno, il numero dei disoccupati in fin dei conti aumenterà; se ne ritira di più, la domanda generale del lavoro non aumenterà che dell’eccedente delle braccia ch’esso attrae in confronto a quelle che la macchina ha respinto. L’aumento che, per effetto dei nuovi capitali in via di collocamento, avrebbe subito la domanda generale delle braccia si trova dunque in ogni caso eliminato fino alla concorrenza delle braccia che le macchine hanno respinto sul mercato. E questo è l’effetto generale di tutti i metodi che contribuiscono a creare dei lavoratori in soprannumero. Per questi metodi, l’offerta e la domanda di lavoro cessano di essere movimenti che partono da due punti opposti, quello del capitale e quello della forza-lavoro; il capitale agisce contemporaneamente da entrambi i punti. Se la sua accumulazione aumenta la domanda delle braccia, ne aumenta anche l’offerta, creando dei soprannumeri. In queste condizioni, la legge dell’offerta e della domanda di lavoro completa il dispotismo capitalistico. Così, quando gli operai cominciano ad accorgersi che la loro attività di strumenti per il funzionamento del capitale diventa più incerta quanto più aumenta il loro lavoro e la ricchezza dei loro padroni; quando si avvedono che la brutale concorrenza fra loro dipende interamente dalla pressione esercitata dai soprannumeri; tostochè al fine di alleviare i funesti effetti di questa legge “naturale” dell’accumulazione capitalistica, essi si uniscono per organizzare gli intenti e l’azione comune fra gli occupati e i disoccupati, subito il capitale ed il suo difensore, l’economista borghese, gridano al sacrilegio, alla violazione della legge “eterna” dell’offerta e della domanda.” [Karl Marx, a cura di Onorato Damen, Il capitale. Esposizione di G. Deville, 1945]