“Nel corso della guerra i rapporti di Lenin con la maggioranza della socialdemocrazia europea assunsero la forma di un’aspra lotta politica, non di rado personale: per i socialisti russi, sotto molti riguardi, il movimento socialista europeo e in particolare la socialdemocrazia tedesca erano stati per lunghi anni un modello da imitare, e tanto più amara fu la delusione di Lenin di fronte alla linea politica scelta dai più prestigiosi dirigenti socialdemocratici allo scoppio della guerra; Lenin, d’altra parte, proprio per la sua prospettiva rivoluzionaria, non poteva rinunziare a una visione internazionalistica, e già all’inizio del conflitto aveva lanciato la parola d’ordine della formazione di una III Internazionale (5) dalla quale derivavano tutta una serie di passi concreti. Cercò quindi di diffondere i documenti bolscevichi presso i partiti socialisti europei, e spese non poche energie per riuscire ad allacciare contatti, personalmente o attraverso i suoi collaboratori, con singoli o con gruppi avversari della guerra da posizioni di sinistra. Via via, giunse ad avere collegamenti con socialisti operanti in Italia, in Svizzera, nei paesi scandinavi, in Germania, in Olanda, in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Bulgaria, in Polonia. Nel 1915 partecipò attivamente alla preparazione di una conferenza socialista internazionale, convocata a Zimmerwald, in Svizzera, per iniziativa dei socialisti italiani. Nella conferenza, tenutasi agli inizi di settembre, prevalsero però i punti di vista del centro, che si presentò con la parola d’ordine della pace senza annessioni e riparazioni, sulla base del diritto all’autodeterminazione delle nazioni. La sinistra, che a Zimmerwald si raccolse attorno a Lenin, era debole; per di più tra la posizione del dirigente bolscevico e quella di altre correnti di sinistra, si registravano non di rado notevoli divergenze. La sinistra si presentò già come un insieme più compatto e significativo alla successiva conferenza degli zimmerwaldiani, che si tenne sempre in Svizzera, a Kienthal, nell’aprile 1916, ma era comunque sempre molto debole e non sufficientemente rappresentativa. La politica leniniana registrava così soltanto un successo parziale. Da una parte il bolscevismo superava i confini della Russia, stabiliva nuovi collegamenti internazionali, elaborava la propria concezione internazionalistica e costruiva i presupposti affinché intorno ad essa potessero unirsi le forze del socialismo mondiale radicalmente contrarie alla guerra; dall’altra, esso restava ancora in un forte isolamento. La situazione russa e quella dei paesi occidentali avanzati era diversa e provocava reazioni diversificate. (…) Non vi era certo da pensare in quel momento al riconoscimento di una funzione dirigente dei bolscevichi nell’ambito del socialismo rivoluzionario. (…) Questo stato di cose rifletteva, senza dubbio, le possibilità immediate di uno sviluppo rivoluzionario in Europa e, insieme, gli scarsi presupposti esistenti per una pronta realizzazione delle idee leniniane; ed il loro autore era un uomo politico sufficientemente realista per averne coscienza e tenerne conto. Riprese dunque in esame le possibilità di un’iniziativa rivoluzionaria russa (6), lasciando cadere – già nel 1915 – la parola d’ordine degli Stati uniti d’Europa, la cui realizzazione gli era sembrata condizione preliminare per la vittoria della rivoluzione europea. Ipotizzò quindi un successo iniziale della rivoluzione in uno o in alcuni paesi, rilevando le difficoltà che si frapponevano a una vittoria della rivoluzione contemporaneamente su scala mondiale: “L’ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile il trionfo del capitalismo dapprima in alcuni paesi o anche in un solo paese capitalistico, preso separatamente… La forma politica della società nella quale il proletariato vince, abbattendo la borghesia, sarà la Repubblica democratica, che centralizzerà sempre più la forza del proletariato di una nazione o di più nazioni nella lotta contro gli Stati non ancora passati al socialismo” (7)” [Michal Reiman, I bolscevichi dalla guerra mondiale all’Ottobre, estratto da ‘Storia del marxismo’, Volume terzo, ‘Il marxismo nell’età della Terza Internazionale. I Dalla rivoluzione d’Ottobre alla crisi del ’29’; ‘Storia del Marxismo’, Torino, 1980] [(5) Lenin, Opere, vol. 20, pp. 25-26; (6) Ibid., vol. 21, p. 369; (7) Ibid., pp. 310-314, in particolare p. 314 e ibid. vol 23, pp. 73-85] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:2 Dicembre 2015