“Cominciano dalla nozione di rendita assoluta. La fonte della rendita assoluta è la parte del plusvalore creato dagli operai salariati nell’agricoltura capitalistica che è legata nella sua origine a una più bassa composizione organica del capitale agricolo e non partecipa al processo di livellamento del tasso di profitto di tutta la produzione capitalistica. Questa parte del plusvalore è ‘sequestrata’, secondo l’espressione di Marx, dai possessori dei terreni, col che non resta ai fittavoli capitalisti che il profitto medio abituale del capitale investito nel lavoro della terra. E’ perfettamente evidente che, indipendentemente anche dalla nazionalizzazione della terra, non può esistere rendita assoluta là dove non esiste agricoltura capitalistica, perché in questo caso i rapporti di produzione e di distribuzione, solo in presenza dei quali la rendita fondiaria assoluta può in generale esistere, mancano. Da questo punto di vista, come anche per la comprensione corretta della categoria della rendita differenziale, il seguente brano, tratto dalle note preliminari di Marx all’analisi della rendita fondiaria è molto importante: “Così, partiamo dall’ipotesi che l’agricoltura, come l’industria manifatturiera sia soggetta al modo capitalistico di produzione, vale a dire che essa sia praticata da capitalisti che non si distinguono in linea di massima dagli altri capitalisti se non per il settore in cui sono impiegati il loro capitale e il lavoro salariato da questo messo in movimento. Dal nostro punto di vista il fittavolo produce grano, ecc., come il fabbricante produce filati o macchine. L’ipotesi secondo cui il modo capitalistico di produzione ha invaso l’agricoltura, sottintende che esso domina tutte le sfere della produzione e della società borghese e di conseguenza esistono anche, nel loro pieno sviluppo, le condizioni di questo modo di produzione e cioè: la libera concorrenza dei capitali, la possibilità di trasferirli da una sfera di produzione all’altra, un livello unico del profitto medio, ecc.” (‘Il Capitale’, Libro III, seconda parte, p.154, trad. Stepanov). E’ evidente che da noi si trovano a fatica queste premesse di cui parla Marx e in particolare quella per cui il modo capitalistico di produzione domina “tutte le sfere della produzione”. Questo brano di Marx è completamente applicabile anche alla categoria della rendita differenziale, che Marx spiega sempre come rendita fondiaria ‘capitalistica’. Se l’origine della rendita assoluta è il plusvalore supplementare dell’agricoltura capitalistica, la fonte della rendita differenziale, come di ogni profitto supplementare nell’industria, è il fondo generale di plusvalore di tutta la società capitalistica nel suo insieme: ma la ‘distribuzione’ di questa rendita, ‘i titoli che danno diritto ad essa’, dipendono dalla proprietà privata di terre di ‘fertilità diversa’. Ciò significa che la rendita differenziale non trae la propria origine dalla terra, cosa che Marx ripete costantemente, ma dalla fonte generale di ogni plusvalore; tra la sua origine dalla terra solo il diritto del proprietario di questo o quel terreno a fertilità diversa, a una data parte di questo plusvalore”. [E. Preobrajensky, La nuova Economica, 1971]
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- Articolo pubblicato:16 Dicembre 2012