“Lo studio di Marx sullo sviluppo del capitalismo nelle epoche passate lo portò ad individuare, rispetto alle epoche precedenti, alcuni altri fenomeni e tendenze di carattere storico: in primo luogo la tendenza alla caduta del saggio di profitto; la crescente subordinazione di lavoratori, che prima erano indipendenti, alle forme di organizzazione proprie del capitalismo; la crescente instabilità economica del sistema; lo sviluppo della meccanizzazione, con le conseguenti trasformazioni della struttura industriale; l’emergere di varie forme di monopolio; la crescita dell'”esercito industriale di riserva” e il peggioramento generale delle condizioni di vita della classe lavoratrice. E’ importante sottolineare che questi fatti venivano nel complesso considerati da Marx semplicemente come ‘dati’ del problema oggetto del suo interesse. Come ciascuno può chiaramente osservare leggendo i ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, Marx pose questi fenomeni in cima alla scala dei valori già molto prima di arrivare a elaborare gli strumenti e le tecniche specifiche necessarie per analizzarli. Lo stadio successivo, almeno dal punto di vista concettuale, se non addirittura da quello cronologico, fu per Marx lo sviluppo di un metodo generale di analisi intimamente legato alla sua visione del processo economico. Di questo metodo generale tre sono gli aspetti degni di nota ai fini del nostro studio. In primo luogo, Marx ha iniziato, come dice Lenin, con l’estrarre da tutti i rapporti sociali i rapporti di produzione, in quanto base fondamentale e primaria che determina tutti gli altri rapporti. Nel ‘Capitale’, dove egli tratta di una delle formazioni economiche della società, il sistema della produzione di merci, l’analisi di Marx è, secondo Lenin, strettamente circoscritta ai rapporti di produzione tra i membri della società: senza mai fare ricorso, per chiarire l’argomento, a elementi diversi dai rapporti di produzione, Marx ci consente di comprendere come l’organizzazione dell’economia sociale fondata sulle merci si sviluppi, come si trasformi in un’economia capitalistica, creando le due classi antagonistiche, la borghesia e il proletariato, come sviluppi la produttività sociale del lavoro e come in tal modo introduca un elemento che entra in contraddizione insanabile con le fondamenta stesse dell’organizzazione capitalistica (1). Nel particolare campo di analisi preso in esame dal ‘Capitale’, è evidente che i “rapporti di produzione” devono intendersi non solamente come lo specifico insieme dei rapporti di subordinazione e di cooperazione sulla base dei quali la produzione di merci ha luogo per ogni particolare epoca del suo sviluppo storico (p. es., lo stadio capitalistico), ma anche come la relazione generale di base che lega tra loro gli individui in quanto produttori di merci e che persiste lungo tutto l’arco della fase della produzione delle merci medesime” ((1) Lenin aggiunge che Marx “spiegando” la struttura e lo sviluppo di quella determinata formazione sociale “esclusivamente” in termini di rapporti di produzione, riuscì nondimeno, sempre e comunque, a delineare la sovrastruttura corrispondente a questi rapporti di produzione e diede vita e corpo a questa impalcatura)” [Ronald L. Meek, Studi sulla teoria del valore-lavoro, 1973]