“Sotto l’influsso di Engels, ma anche di Charles Robert Darwin, i principi motori del capitalismo fissati nell’opera principale di Marx divennero in Kautsky leggi universalmente valide, della validità della legge di natura per così dire. Ciò significava  che il crollo della società capitalistica, con cui in misura crescente dal 1880 si identificò  “la rivoluzione”, appariva sempre più come un fatto che si sarebbe verificato da sé, senza la diretta azione rivoluzionaria del proletariato. Dunque sarebbe bastato che il proletariato si fosse preparato a tale avvenimento. In questo senso si era espresso Kautsky già nel 1881: “Il nostro compito non sta nel preparare la rivoluzione, ma nell’organizzarci ‘per’ la rivoluzione; non sta nel ‘fare’ la rivoluzione, ma nel farne uso” (Steinberg, 1972, 61). Anche Engels nel 1884 aveva detto che lo sviluppo della SPD, di cui si è detto, indicava attraverso i successi elettorali “che possiamo incrociare in grembo le braccia e lasciare che i nostri nemici lavorino per noi” (Marx, Engels, 1956 ss, XXXVI, 123). Engels però, al contrario di Kautsky, restò aderente alla dialettica rivoluzionaria di Marx, in cui era stata superata a livello teorico la contraddizione astratta fra rivoluzione ed evoluzione in quanto per lui l’aumento degli elettori non divenne una finalità in sé, ma era piuttosto per così dire da usare come indicazione per il momento in cui anche gli abitanti delle campagne delle Germania Orientale, da cui era costituito il nucleo dell’esercito tedesco, sarebbero passati alla socialdemocrazia. Engels reputava che la socialdemocrazia, anche in caso d’una rivoluzione violenta, con il sostegno di questi reggimenti sarebbe stata imbattibile. Engels aveva dunque una prospettiva contemporaneamente rivoluzionaria ed evoluzionistica, mentre Kautsky, con la sua teoria dell’attesa, indeboliva l’attivismo della classe operaia e deviava verso un risultato necessario, verso una forma di fatalismo, la volontà rivoluzionaria in essa presente almeno a livello soggettivo. Da questo riceve grande impulso la già forte tendenza, da Lassalle in poi, ad assicurare e conservare a qualunque prezzo l’organizzazione, il “feticismo dell’organizzazione”” [Dieter Dowe, La socialdemocrazia tedesca dalle origini alla prima guerra mondiale] [in Karl Josef Rivinius, Il movimento sociale del diciannovesimo secolo in Germania, 1979]