“Idealisti preda di miti ed a loro volta artefici di nuove mitologie: ecco il cortocircuito, mai completamente interrotto, che ha accompagnato la storia del movimento operaio italiano sino ai nostri giorni. Come non furono sufficienti ieri “quarant’anni di sviluppo della scienza positiva” ad invertire questa tendenza, anche oggi lo sviluppo della scienza della rivoluzione non ammette scorciatoie. Anche gli immensi progressi compiuti in tutti i campi dello scibile umano nell’ultimo secolo e mezzo trascorso dagli avvenimenti che stiamo indagando e, soprattutto, la potenziale fruibilità di massa di queste conoscenze, nemmeno paragonabile a quella passata, servirebbero ad intaccare questa tradizione. In una lettera del 27 luglio 1871 a L. Kugelmann, Marx ammoniva: “Finora si era creduto che la formazione di miti cristiani sotto l’impero romano fosse stata possibile soltanto perché non era ancora inventata la stampa. Proprio all’inverso. La stampa quotidiana e il telegrafo, che ne dissemina le invenzioni in un attimo attraverso tutto il globo terrestre, fabbricano più miti (e il bestione borghese ci crede e li diffonde) in un giorno, di quanto una volta se ne potevano costruire in un secolo” (Marx Engels, Opere, vol XLIV, 1990, p. 253). Se alla stampa e al telegrafo si aggiungesse anche solo la radio e la televisione si capirebbe allora il senso concreto ed ineluttabile della famosa affermazione del 1874 di Engels: “Sarà dovere di tutti i dirigenti chiarire sempre più tutte le questioni teoriche, liberarsi sempre più completamente dell’influsso delle frasi fatti proprie della vecchia concezione del mondo, e tenere sempre presente che il socialismo, da quando è diventato una scienza, va trattato come una scienza, cioè va studiato” (F. Engels, ‘Prefazione’ (1.07.1874) alla terza edizione de ‘La guerra dei contadini in Germania’ (1850)), in vol X, 1992, p. 674)” [Emilio Gianni, Tradizioni democratiche e ritardo storico del marxismo in Italia] [in ‘Aspetti del pensiero di Marx e delle interpretazioni successive’, a cura di M. Cingoli e V. Morfino, 2011]