“Mentre Marx aveva esattamente previsto la flessione della piccola borghesia agraria e dell’artigianato di tipo antico, bisogna dire che egli non aveva previsto né lo sviluppo dell’artigianato di tipo nuovo né l’enorme espansione della piccola borghesia impiegatizia e commerciale. E’ vero: in un passo sovente citato della ‘Storia delle teorie economiche’ (Einaudi, Torino, 1935, vol. II, p. 634) Marx, dopo aver notato che il progresso tecnico fa aumentare il reddito netto, afferma che questo aumento a sua volta dà luogo ad una “costante espansione delle classi che si trovano in mezzo fra gli operai da un lato ed i capitalisti e i proprietari fondiari dall’altro, le quali in gran parte sono mantenute direttamente dal reddito e, mentre gravano sulla sottostante base lavoratrice, accrescono la sicurezza e la potenza sociale dei diecimila soprastanti”. Tuttavia, questa osservazione rimane isolata; sembra che Marx attribuisca maggiore importanza ad un’altra conseguenza del progresso della tecnica in regime capitalistico, una conseguenza che egli considera nel primo libro del ‘Capitale’ (l’unico che abbia rivisto e completato per la pubblicazione): “lo straordinario aumento raggiunto dalla forza produttiva nelle sfere della grande industria – egli scrive – permette di adoperare ‘improduttivamente’ una parte sempre maggiore della classe operaia e quindi di riprodurre specialmente gli antichi ‘schiavi domestici’ sotto il nome di ‘classe di servitori’, come camerieri, serve, lacché, ecc., sempre più in massa”; e per suffragare le sue tesi si ferma ad esaminare alcune statistiche inglesi (libro I, 1952, vol. II, pp. 154-5). (…) Riguardo alle classi medie sembra che tanto le conseguenze analitiche quanto le conseguenze politiche rimangano, per Marx, quelle che egli insieme con Engels considerava nel ‘Manifesto’, nel quale prospettava il declino, fin quasi alla sparizione in quanto forza sociale e politica, della piccola borghesia, che nello stesso ‘Manifesto’ è vista come una classe composta da contadini proprietari, artigiani e piccoli commercianti. Nelle opere storiche concrete (per esempio: ‘Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850’, ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte’), Marx considera diverse classi e sottoclassi e mostra di essere ben consapevole del ruolo della piccola borghesia. Egli mette in rilievo i conflitti fra la borghesia industriale moderna, da un lato, e la borghesia agraria e quella finanziaria dall’altro; è la lotta fra il nuovo e il vecchio nel seno stesso della classe dominante, la lotta attraverso la quale la borghesia industriale cerca di imporre il suo predominio; le altre frazioni della borghesia, a loro volta, cercano di allearsi alla piccola borghesia” [Paolo Sylos Labini, Saggio sulle classi sociali, 1974] (pag 41-42-43)
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- Articolo pubblicato:1 Ottobre 2012