“Sovrapproduzione temporanea e permanente. (…)  La posizione di Marx è chiarissima anche in tale questione. (…) Trattando il problema della sovrapproduzione generale, Marx afferma che il punto di vista di una sovrapproduzione soltanto ‘parziale’ non è altro che una “misera scappatoia”. “Innanzitutto, se si considera soltanto la natura della merce, nulla impedisce che ‘tutte le merci’ siano presenti in eccesso sul mercato. Qui si tratta appunto ‘soltanto del momento della crisi'” (Marx, Storia delle teorie). In altri termini: un conflitto tra produzione e consumo o, il che è lo stesso, una sovrapproduzione generale, non è altro che una crisi. Questa è una concezione radicalmente diversa da quella di Rosa Luxemburg, secondo cui in una società capitalistica pura la sovrapproduzione è un momento costantemente necessario, in quanto una riproduzione allargata è assolutamente impossibile. Dunque: si può parlare soltanto di una sovrapproduzione ‘relativa’. Quanto al soddisfacimento assoluto dei bisogni, da questo punto di vista sotto il capitalismo abbiamo sempre a che fare con una ‘sottoproduzione’. E’ possibile non soltanto una sovrapproduzione parziale, ma anche una sovrapproduzione ‘generale’ nella quale si incarna appunto il conflitto tra produzione e consumo. Questa sovrapproduzione è una sovrapproduzione di capitale, ‘dunque’ anche una sovrapproduzione di merci. Questa sovrapproduzione non è però affatto un fenomeno costante, che si rileva in ogni momento, ma piuttosto l’espressione della crisi. “Ma le crisi permanenti non esistono” (Marx). Se enucleiamo i punti fondamentali che ci interessano, otteniamo la seguente disposizione teorica: I. Gli ‘apostoli dell’armonia’ (Say e compagni) e gli ‘apologeti’. Una sovrapproduzione generale non è mai data. II. I ‘sismondisti’, i ‘populisti’, ‘Rosa Luxemburg’. Una sovrapproduzione generale deve essere data ‘sempre’. III. I ‘marxisti ortodossi’. Una sovrapproduzione generale ‘talvolta’ è inevitabile (crisi ‘periodiche’). O, in un altro contesto: I. Tugan-Baranovskij, Hilferding e altri. Le crisi risultano dalla disproporzionalità tra i singoli rami della produzione. In questo caso il consumo non svolge alcun ruolo. II. ‘Marx, Lenin e i marxisti ortodossi’. Le crisi risultano dalla disproporzionalità della produzione sociale. Il momento del consumo costituisce però un elemento di questa disproporzionalità” [Nicolaj I. Bucharin, L’imperialismo e l’accumulazione del capitale, 1972]