“Occorre rilevare come in Inghilterra la tendenza dell’imperialismo a scindere la classe lavoratrice, a rafforzare in essa l’opportunismo, e quindi a determinare per qualche tempo il ristagno del movimento operaio, si sia manifestata assai prima della fine del XIX e degli inizi del XX secolo. Ivi, infatti, le due importanti caratteristiche dell’imperialismo, cioè un grande possesso coloniale e una posizione di monopolio nel mercato mondiale, apparvero fin dalla metà del secolo XIX. Marx ed Engels seguirono per decenni, sistematicamente, la connessione dell’opportunismo in seno al movimento operaio con le peculiarità imperialiste del capitalismo inglese. Per esempio Engels scriveva a Marx il 7 ottobre 1858: “…l’effettivo progressivo imborghesimento del proletariato inglese, di modo che questa nazione, che è la più borghese di tutte, sembra voglia portare le cose al punto da avere un’aristocrazia borghese e un proletariato ‘accanto’ alla borghesia. In una nazione che sfrutta il mondo intero, ciò è in certo qual modo spiegabile”. Circa un quarto di secolo più tardi, in una lettera dell’11 agosto 1881, egli parla delle “peggiori Trade-unions inglesi che si lasciano guidare da uomini che sono venduti alla borghesia o per lo meno pagati da essa.” In una lettera a Kautsky del 12 settembre 1882, Engels scriveva: “Ella mi domanda che cosa pensino gli operai della politica coloniale. Ebbene: precisamente lo stesso che della politica in generale. In realtà non esiste qui alcun partito operaio, ma solo radicali, conservatori e radicali-liberali, e gli operai si godono tranquillamente insieme con essi il monopolio commerciale e coloniale dell’Inghilterra sul mondo” (Briefwechsel von Marx und Engels, vol. II, p. 290; vol. IV, p. 453). Lo stesso dice Engels anche nella prefazione alla seconda edizione (1892) della ‘Situazione della classe operaia in Inghilterra’. (…)”. [V.I. Lenin, L’imperialismo, 1970] (pag 147-148)