“Nel ‘Manifesto’ comunista, Marx ed Engels scrivevano: ‘I lavoratori non hanno nazionalità”. Grazie al loro realismo politico, essi accettarono l’ipotesi che la rivoluzione del proletariato fosse possibile nell’ambito di un sistema nazionale, all’interno di singoli stati. Essi non ritenevano tuttavia che le nazioni potessero continuare ad esistere anche dopo la fase rivoluzionaria. “Le differenze e gli antagonismi nazionali dei popoli vanno via via scomparendo” dichiarava il ‘Manifesto’, e “la supremazia del proletariato li farà scomparire ancora di più”. Marx ed Engels relegarono la questione della nazionalità ad un’importanza del tutto marginale per quanto essa costituisse ancora uno dei problemi principali in paesi come, ad esempio, la Germania o l’Italia, che non avevano ancora completato il proprio processo di unificazione. Marx ed Engels riposero le proprie speranze nella coscienza di classe internazionalista del proletariato industriale dell’Europa occidentale”. [Christopher Cviic, Rifare i Balcani, 1993]