“Non abbiamo temuto di riportare per esteso questo lungo frammento del ‘Système’ (a), per la ragione che su di esso (e sull’uso che del suo contenuto viene fatto nell’analisi delle dieci epoche) si è focalizzato fin dall’inizio il dibattito critico, vuoi per fulminare l’Autore con l’accusa di idealismo, vuoi per assolverlo dalla medesima. Marx, al quale risalgono sia la suddetta accusa sia la lettura “eternizzante” del ‘Système’, come è noto apre il secondo capitolo della sua ‘Risposta’ al saggio di Proudhon, addebitandogli l’identico procedimento astrattivo in cui sarebbero incorsi, a suo avviso, i metafisici e lo stesso Hegel. «C’è da meravigliarsi forse – egli chiede – se, eliminando a poco a poco tutto ciò che costituisce l’individualità di una casa, facendo astrazione dai materiali di cui essa si compone, dalla forma che la distingue, voi arrivate a non avere più che un corpo; se, facendo astrazione dai contorni di questo corpo, ben presto, non avrete più che uno spazio; e se facendo infine astrazione dalle dimensioni di questo spazio finirete per non avere più che la quantità di sé, la categoria logica? (…) Così i metafisici, i quali, facendo queste astrazioni, si immaginano di far dell’analisi, e che, a misura che si staccano sempre più dagli oggetti, si immaginano di avvicinarsi a loro fino a penetrarli, questi metafisici hanno a loro volta ragione di dire che le cose di quaggiù sono dei ricami, di cui le categorie logiche formano l’ordito» (40). E dopo aver ricordato come tutto quanto esiste esista in forza di un qualche movimento, il medesimo Marx prosegue osservando che: «Nello stesso modo in cui, a forza di astrazione, abbiamo trasformato ogni cosa in categoria logica, così è sufficiente fare astrazione da ogni carattere distintivo dei differenti movimenti per arrivare al movimento allo stato astratto, al movimento puramente formale, alla formula puramente logica del movimento», nella quale sta il metodo assoluto di cui parla Hegel «che non solo spiega ogni cosa – egli precisa -, ma che abbraccia anche il movimento delle cose». Cosicché, ogni cosa essendo ridotta a categoria e ogni movimento al metodo, «segue naturalmente che ogni complesso di prodotti e di produzione, di oggetti e di movimento, si riduce a una metafisica applicata. Ciò che Hegel ha fatto per la religione, il diritto, ecc., Proudhon tenta di farlo per l’economia politica» (41). Ecco dunque liquidato dal filosofo tedesco, in nome di un diverso apprezzamento dell’individualità storica, l’intero sforzo analitico del ‘Système’, accusato di costituire una esangue applicazione del metodo speculativo hegeliano, del tutto priva della potenza del negativo che è invece propria della dialettica di Hegel (42). Di avviso differente – né tal divergenza può stupire, considerato il vincolo simbiotico che lega l’accusa di idealismo alla lettura “eternizzante” – è invece, ancora una volta l’Ansart” (pag 192-194) [Daniela Andreatta, ‘L’ordine nel primo Proudhon. Alle fonti dell’anarchia positiva’, Cedam, Padova, 1995] [(40) Marx, ‘Miseria della filosofia, cit., p. 66; (41) Ivi, p. 67; (42) Cfr. Ivi, pp. 70-2. In particolare Marx osserva: “Il movimento dialettico proprio di Proudhon è la distinzione dogmatica del bene e del male. (…) Se egli ha su Hegel il vantaggio di porre dei problemi, che si riserva di risolvere per il bene dell’umanità, ha però l’inconveniente di essere affetto da sterilità quando si tratta di dar concepimento, attraverso il travaglio della generazione dialettica, ad una categoria nuova. Ciò che costituisce il movimento dialettico è la coesistenza dei due lati contraddittori, la loro lotta e il loro passaggio in una nuova categoria. Basta porsi il problema di eliminare il lato cattivo, per liquidare di colpo il movimento dialettico” (p. 71); (a) P. Proudhon, ‘Système des contradictions économiques’]
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- Articolo pubblicato:11 Settembre 2024