“Uno sguardo ai ‘Quaderni filosofici’ può apportare qualche chiarimento sul metodo di Lenin e sul suo richiamarsi a quello di Marx. Annotando la ‘Scienza della logica’ di Hegel sul rapporto legge / fenomeno, Lenin osserva, da una parte, la correlazione “fenomeno = interezza, totalità” “legge = parte” (8) aggiungendo che “il fenomeno” è più ricco della legge”, dall’altra, successivamente, che “Il pensiero, salendo dal concreto all’astratto, non si allontana – quando sia ‘corretto’ (NB) (…) – ‘dalla’ verità, ma si avvicina ad essa. L’astrazione della ‘materia’, della ‘legge’ di natura, l’astrazione del ‘valore’, ecc., in breve, tutte le astrazioni scientifiche (corrette, serie, non assurde) rispecchiano la natura in modo più profondo, fedele e ‘compiuto'” (Qf. p. 157). Se la legge è più “profonda” e il fenomeno è “piiù ricco”, la realtà però è unità di questi due momenti “‘e’ concreta ‘e’ astratta, ‘e’ fenomeno ‘e’ essenza, ‘e’ momento ‘e’ rapporto’ (p. 193). Nel commentare Hegel sul “problema dell’essenza versus il fenomeno” Lenin ha presente il ‘Capitale’ e il problema del rapporto tra “prezzo e valore” e tra “salario e prezzo della forza lavoro” (Qf. p. 342). Probabilmente egli ha qui in mente il capitolo XVII del ‘Capitale’ in cui Marx affronta la “Trasformazione in salario del valore e rispettivamente del prezzo della forza-lavoro”. Qui nella metamorfosi in ‘forma fenomenica’ di ‘salario’ (valore e prezzo del ‘lavoro’ stesso) del ‘rapporto sostanziale’ che in essa si manifesta (valore e prezzo della ‘forza-lavoro’) Marx individua il fondamento di tutte le mistificazioni del modo di produzione capitalistico. Ma i due termini (forme fenomeniche e rapporti sostanziali) non stanno affatto in una relazione del tipo di quella che intercorre tra ‘vero’ e ‘falso’. Anche le apparenze, le forme fenomeniche hanno radici reali: “(…) queste espressioni immaginarie derivano dagli stessi rapporti di produzione. Sono categorie di ‘forme fenomeniche’ di ‘rapporti’ sostanziali” (9). Per queste forme “vale quel che vale per ‘tutte le forme fenomeniche’ e per il loro sfondo nascosto. Le forme fenomeniche si riproducono con immediata spontaneità, come ‘forme’ correnti ‘del pensiero’, il rapporto sostanziale deve essere ‘scoperto’ dalla scienza” (10). Ma una volta svelato l’arcano di questa forma fenomenica, Marx passa a considerare “il movimento reale del salario”. Ed è sostanzialmente sull’incomprensione del carattere ‘dialettico’ del rapporto tra essenza e fenomeno, astratto e concreto, logico e storico che si fonda – notiamo tra parentesi, anche se non intendiamo affrontare qui il tema – tutta la polemica che da Böhm-Bawerck ad oggi si è soffermata sulla “contraddizione” tra I e III libro del ‘Capitale a proposito della trasformazione dei ‘valori’ in ‘prezzi’ di produzione” [Siegmund Ginzberg, Imperialismo e capitalismo: il metodo di Lenin nei quaderni] [(in) Critica marxista, Roma, anno 9 n° 5-6 settembre-dicembre 1971] [(8) Lenin, Quaderni filosofici, a cura di Ignazio Ambrogio, in Opere, v. 38, p. 143 (Qf); (9) K. Marx, ‘Il Capitale’, trad. it. R Panzieri, Roma, Editori Riuniti, 1970, Libro I, v. I, p. 587; (10) Ivi, p. 592]