“”Hegel osserva da qualche parte che tutti i grandi avvenimenti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Così inizia il ‘Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte’. La ripresa, la ripetizione, del modulo hegeliano della ripetizione produce una differenza in quanto viene risemantizzata nello sfasamento della formula ‘Tragödie-Farce’. (…) Lo spunto per questa immagine della ripetizione nella forma dello schema tragedia-farsa viene da Engels. Si tratta di una lettera inviata a Marx il 3 dicembre 1851: “Sembra veramente che il vecchio Hegel conduca dalla sua tomba la storia, come spirito del mondo, e con grande coscienziosità faccia che tutto si presenti due volte, una volta come tragedia, la seconda volta come farsa pidocchiosa – Caussidière per Danton, Louis Blanc per Robespierre, Barthélemy per Saint-Just, Flocon per Carnot e il vitello della luna, con la prima mezza dozzina che gli capiti di sottotenenti carichi di debiti, per il piccolo caporale e la sua tavolata di marescialli. Così saremmo già arrivati al 18 Brumaio”. Non è certo Hegel a condurre dalla sua tomba la storia, ma una storiografia che si nutre di paralleli storici, tra il 2 dicembre 1851 e il 9 novembre 1799, tra Bonaparte e Cesare. Nella ‘Prefazione’ alla seconda edizione del ‘Diciotto Brumaio’ (1869) Marx attacca il neologismo ‘cesarismo’, utilizzato in Francia da Proudhon e in Germania da Bruno Bauer; rifiuta l’idea del parallelo in quanto portatrice di superficiali analogie storiche che, invece di spiegare un evento, tendono ad occultare le specifiche differenze tra diverse forme di lotta di classe. Cita Victor Hugo e Proudhon, sineddoche per posizioni storiografiche contrapposte. Victor Hugo, nell’atto di scrivere il suo ‘Napoléon le petit’, non vede altro che la violenza personale di Luigi Napoleone, e ne ingigantisce la figura invece di rimpicciolirla; dall’altra parte Proudhon, nel suo ‘Coup d’état’, compie l’errore simmetricamente opposto, cioè l’errore della storiografia obiettiva che rappresenta l’Impero di Napoleone III come mero risultato dello sviluppo storico precedente”. [Massimiliano Tomba, Strati di tempo. Karl Marx materialista storico, 2011]