“Bisogna avere il coraggio di affermare che questa è l'”ora di Marx”; pochi tra gli scrittori del secolo storico (degli italiani, solo Cattaneo) si possono rileggere con tanta commozione fremente e sdegnosa. Bisogna ristamparne le pagine di critica della piccola borghesia: sono la critica al fascismo! Alla sua polemica contro il comunismo utopistico e anarchico e contro la democrazia traditrice potremmo mettere i nomi del sovversivismo inconcludente e dell’incertezza socialdemocratica che ci diedero nel dopoguerra, invece della rivoluzione proletaria, la rivolta degli spostati e dei reduci. (…) . In Marx mi seduce lo storico (gli studi sulle lotte di classe in Francia) e l’apostolo del movimento operaio. L’economista è morto, con il plusvalore, con il sogno della abolizione delle classi, con la profezia del collettivismo. In filosofia, il suo hegelismo è un progresso rispetto a Hegel. Il materialismo storico (senza determinismo, che sarebbe un fraintendere il concetto luminoso di rovesciamento della ‘praxis’), e la teoria della lotta di classe sono strumenti acquisiti per sempre alla scienza sociale e che bastano alla sua gloria di teorico”. [Piero Gobetti, L’ora di Marx, 1924] [in Piero Gobetti, Coscienza liberale e classe operaia, 1951]