“Lo scienziato non era neppure la metà di Marx. Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria (…). Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell’altro all’abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali ch’essa ha creato, contribuire all’emancipazione del proletariato moderno al quale, egli, per primo, aveva dato la coscienza della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione: questa era la sua reale vocazione” (Autori vari, Ricordi su Marx, 1951). Queste parole che Engels pronunciò al cimitero di Highgate, ai funerali dell’amico il 17 marzo 1883, possono servirci da introduzione allo studio della sua opera di rivoluzionario. In uno scritto del 1860, su cui ritorneremo, Marx ha definito l’azione rivoluzionaria come la “partecipazione cosciente al processo storico di rivoluzione sociale che si svolge sotto i nostri occhi” (Herr Vogt, Mew, XIV)”. [Lelio Basso, Sulla teoria rivoluzionaria in Marx e Engels] [in Lelio Basso, Neocapitalismo e sinistra europea, 1969]