“Nel 1817, Saint-Simon ha espresso con estrema precisione il principio di cui Marx doveva fare lo strumento essenziale del suo metodo: la comprensione e la spiegazione del fatto sociale con la prassi lavorativa. Sotto forma umanistica nel 1844, sociologica-storica nel 1845, metodologica nella prefazione alla ‘Zur Kritik der politischen Oekonomie’ nel 1859, è sempre questo principio che verrà ripreso, dando alla prassi scientifica il suo mezzo primordiale di comprensione. Quando Saint-Simon afferma che bisogna partire dall’industria per capire lo sviluppo delle società, non intende con questo termine quella forma particolare che sarà la meccanizzazione industriale, ma l’attività lavorativa in generale, della quale la manifattura rappresenta il primo momento. Saint-Simon scopre con alcuni contemporanei quello che Marx proclamerà in ‘Die deutsche Ideologie’: quel movimento creativo per il quale il lavoro fa la storia, quel movimento per cui gli uomini fanno la storia e possono capire che la fanno. Queste formule implicano che gli uomini fanno la storia anche quando non lo sanno ancora. Tuttavia queste formule si collegano immediatamente nel pensiero di Saint-Simon al loro significato sociale: affermando che l’industria è la forza reale della società, egli associa direttamente questo principio alla natura dei rapporti sociali. Il lavoro non è pensato in sé o nelle sue conseguenze individuali e morali, ma come agente di trasformazione dei rapporti sociali e come contestazione dell’ordine antico. E’ del lavoro sociale che si tratta e dei rapporti sociali in cui si sviluppa” [Pierre Ansart, Marx e l’anarchismo, 1972]