“Dal Pra rileva così nel suo accurato e acuto esame sulla dialettica in Marx che questa dialettica comincia ad abbozzarsi già nella tesi di dottorato sulla filosofia di Democrito e di Epicuro con una critica al sistema speculativo di Hegel e con una convinzione che tale sistema possa esser superato. Marx procede con cautela e nella ‘Critica della filosofia hegeliana dello Stato’ inizia il rovesciamento della dialettica hegeliana dal piano speculativo al piano concreto della realtà, configurata tale realtà nello Stato storicamente determinato dall’idea. Successivamente Marx, pur conservando la struttura dialettica di Hegel, afferma vigorosamente che questa dialettica ha il suo fondamento nella realtà storica e non nell’idea, come appunto si rileva dai ‘Manoscritti filosofico-economici’ del 1844. Questa accentuazione realistica e umanistica si fa ancora più pressante ne ‘La Sacra Famiglia’. Ma la svolta decisiva nel campo della dialettica avviene ne ‘L’Ideologia tedesca’, ove la dialettica viene intesa non più come uno schema filosofico per interpretare la realtà storica ma come uno strumento per ordinare il materiale storico, ed è proprio qui che si verifica la fondazione della concezione materialistica della storia. In polemica con Proudhon, l’autore della ‘Filosofia della miseria’, Marx precisa ne ‘La Miseria della filosofia’ che la dialettica non serve per interpretare in modo speculativo il divenire dei fatti economici, serve bensì a descrivere questi fatti, ovvero, come diceva Antonio Labriola, essa ha un carattere morfologico” [Bruno Widmar, Libertà, ragione, società. Note e appunti sui pensatori moderni e contemporanei, 1967]