“Quando consideriamo un dato paese dal punto di vista economico-politico, cominciamo con la sua popolazione, la divisione di essa in classi, la città, la campagna, il mare, i diversi settori di produzione, esportazione e importazione, produzione e consumo annuali, prezzi delle merci, ecc. Sembra corretto prendere le mosse dal reale e concreto, dall’effettivo presupposto, e cioè, nell’economia politica, dalla popolazione, che è la base e il soggetto di tutto l’atto sociale di produzione. Ma ciò, ad una più attenta considerazione, si dimostra come falso. La popolazione è un’astrazione, se tralascio, ad esempio, le classi di cui è composta. Queste classi sono di nuovo una parola vuota, se non conosco gli elementi da cui dipendono, ad esempio, lavoro salariato, capitale, ecc. Questi presuppongono scambio, divisione del lavoro, prezzi, ecc. Il capitale, per esempio, non è nulla senza lavoro salariato, senza il valore, il denaro, il prezzo, ecc. Se cominciassi, quindi, con la popolazione, avrei una rappresentazione caotica di un intero e, mediante una determinazione più precisa, perverrei sempre più, per via di analisi, a concetti più semplici; dal concreto della rappresentazione ad astrazioni sempre più sottili, fino a giungere a determinazioni più semplici. Da qui, bisognerebbe, poi, intraprendere di nuovo il viaggio a ritroso, fino ad arrivare nuovamente, alla fine, alla popolazione, ma questa volta non più come ad una rappresentazione caotica di un intero, ma come ad una totalità ricca di molte determinazioni e relazioni. La prima via è quella che, storicamente, ha preso l’economia politica al suo nascere.” [Karl Marx, Einleitung. Manoscritto M del 23 agosto 1857, 1975]
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- Articolo pubblicato:29 Febbraio 2012