“‘Nel momento dello scambio’ sul mercato del lavoro (…) c’è perfetta equivalenza di valore fra forza-lavoro e salario di sussistenza: la legge del valore e l’equità dello scambio sono perfettamente rispettate. Il profitto sorge successivamente allo scambio, quando il capitalista utilizza la forza-lavoro che ha acquistato, cioè la impiega ‘nel processo di produzione’ per produrre valore di scambio. Dopo lo scambio infatti il lavoratore ha perduto la proprietà della forza-lavoro, ed è a disposizione del capitalista che decide come e quanto farlo lavorare, cioè quanto valore estrarre dall’uso della forza-lavoro. Se la forza-lavoro può esplicare più lavoro vivo di quanto ne sia contenuto nella propria sussistenza, il capitalista può estrarre da essa un ‘pluslavoro’, cioè una quantità di valore maggiore del valore del salario. Questo ‘plusvalore’, quantitativamente misurato dal pluslavoro, è la base del suo profitto. La spiegazione marxiana dell’origine del profitto nella “coercizione al pluslavoro” può a buon diritto chiamarsi una ‘teoria dello sfruttamento’. Ciò che manca a Ricardo è la comprensione dell’origine del profitto: Marx riconosce l’esattezza della formula da cui Ricardo parte per determinare il profitto – la differenza fra lavoro prestato e lavoro necessario a riprodurre la sussistenza del lavoratore per un periodo equivalente (25). Ma che questa differenza esista, e sia positiva, è per Ricardo semplicemente un dato di fatto che egli assume dalla realtà senza preoccuparsi di spiegarlo: «Per lui [Ricardo] è un fatto che il valore del prodotto è maggiore del valore del salario. Come questo fatto si produca, non è chiaro. La giornata lavorativa totale è maggiore della parte della giornata lavorativa necessaria alla produzione del salario. Perché? Non lo dimostra» (26). Dalla mancata spiegazione dell’origine del profitto discendono ancora altre insufficienze dell’analisi ricardiana del capitalismo. Ricardo, infatti, non vedendo come il profitto provenga dal fatto che il capitalista controlla e gestisce lo svolgimento del processo di produzione, non è in grado di sviluppare una analisi adeguata della produzione come la sfera in cui si attua lo sfruttamento capitalistico. In realtà, la formula ricardiana del profitto (che coincide con quella marxiana del plusvalore) mostra che la variabile che il capitalista ha sotto controllo e mediante la quale può influire sulla grandezza del plusvalore estratto da ogni ora di lavoro è la ‘frazione’ della giornata lavorativa necessaria a riprodurre la sussistenza di un lavoratore per un giorno (27). Il capitalista può aumentare il plusvalore riducendo questa frazione, e Marx osserva che per far questo ha a sua disposizione due sistemi diversi (28). Può migliorare le tecniche di produzione dei beni-salario in modo da ridurre il lavoro necessario a produrre la sussistenza, cioè da ridurre il lavoro della forza-lavoro al numeratore della frazione: oppure può allungare la durata della giornata lavorativa, posta la denominatore della frazione, aumentado la differenza fra numero di ore lavorate prestate giornalmente e ore lavorative necessarie a produrre la sussistenza. Marx chiama ‘plusvalore relativo’ quello ottenuto mediante il primo sistema, ‘plusvalore assoluto’ quello ottenuto col secondo (29)” (pag 14-15) [Marco Dardi, ‘Marx, Ricardo e l’«economia volgare»’, ETS, Pisa, 1979] [(25) Marx, ‘Storia delle teorie economiche, Einaudi, 1954’, cit., II, pp. 116-118; (26) Ivi, II, p. 118; (27) Occupando N lavoratori al giorno per H ore ciascuno, e pagando un salario giornaliero L (misurato in ore lavoro), il capitalista ottiene un plusvalore totale N (H-L), e un plusvalore I (L/H) per ogni ora lavoro; (28) un sistema che Marx non considera è un cambiamento del contenuto di merci della sussistenza tale da ridurne il valore in unità di lavoro incorporato. La sussistenza è per Marx un dato storico-sociale sottratto al controllo consapevole e unilaterale dei capitalisti: «dipende non solamente dai bisogni fisici, ma anche dai bisogni sociali storicamente sviluppati, che diventano una seconda natura» (‘Il capitale’, cit., III, p. 976)]
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- Articolo pubblicato:26 Settembre 2025
