“Il giudizio di Engels sull’opera di [Lewis Henry] Morgan, e la stessa utilizzazione che egli fece dei materiali etnologici contenuti in ‘Ancient Society’ nella stesura dell’ ‘Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’ (1884), vanno in realtà considerati come il tentativo di annessione alla «concezione materialistica della storia» di quelli che potevano allora rappresentare i primi risultati «scientifici» in campo antropologico. (…) Lo schema della periodizzazione, che nel caso di Morgan costituiva il parametro temporale entro il quale poteva essere reso intelligibile nella sua emergenza storica l’incremento del progresso materiale, si prestava ad una riattivazione in chiave metafisico-dialettica mostrando così di possedere, oltre ad una notevole fruibilità retorica, anche delle eccezionali doti di persistenza. Per contro l’affermazione per mezzo della quale Morgan aveva prospettato la possibilità di una corrispondenza tra le diverse tecniche di sussistenza e le grandi epoche della storia umana, affermazione che si era poi ridotta ‘nella pratica’ ad un semplice reperimento di quelli che potevano essere considerati i segni visibili del progresso, diveniva per Engels la cerniera tra la teoria dello sviluppo storico, così come questa si presentava nell’ ‘Ideologia tedesca’ e la teoria dello sviluppo «preistorico» contenuta in ‘Ancient Society’. Storia e preistoria apparivano così ricongiunte nel momento in cui venivano ricondotte in modo definitivo a ciò che poteva essere considerato il loro denominatore comune: la produzione dei beni materiali. Nell’ ‘Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’ riemergevano tuttavia, assieme alla problematica e ai concetti della «concezione materialistica della storia», anche i temi dell’umanesimo marxista. Lo schema dialettico, applicato alla «storia» dell’istituzione familiare, produceva una sequenza che dalla promiscuità originaria (il comunismo «felice» ma «amorale» delle donne) conduceva al rapporto monogamico di carattere proletario (la «felicità morale» attraverso il passaggio per la fase contrassegnata dalla monogamia borghese, dove il matrimonio era in realtà una forma mascherata di prostituzione (l’«infelicità morale»). La lettura «umanistica» dell”Origine della famiglia’ fu in effetti quelle che prevalse durante i decenni immediatamente successivi alla morte del suo autore. Di conseguenza alcune importanti intuizioni di Engels connesse al ruolo di riproduttrice della forza-lavoro che la famiglia assolve all’interno dei modi storici di produzione, rimasero per lungo tempo occultate. Occorrerà oltre mezzo secolo infatti perché l’antropologia marxista riprenda, come vedremo, la tesi di Engels secondo la quale la produzione e la riproduzione della vita immediata sono di «duplice specie»: produzione di beni materiali ma anche produzione di uomini, produttori di quei beni stessi» (pag 39) [Ugo Fabietti, ‘Antropologia. Un percorso’, Zanichelli editore, Bologna, 1979]