“Ma il movimento della classe operaia è oggidì sì possente, che questi settari filantropi non osano più ripetere per la lotta economica le ‘grandi verità’ ch’essi incessantemente proclamavano sulla lotta politica. Essi sono troppo pusilli per applicarle ancora agli scioperi, alle coalizioni, alle società dei singoli mestieri, alle leggi sul lavoro delle donne e dei ragazzi, sulla limitazione delle ore di lavoro, ecc. ecc. Ora, studiamoci di vedere, se essi sono capaci di essere richiamati alle buone tradizioni, al pudore, alla buona fede e agli interni princìpi! I primi socialisti (Fourier, Owen, Saint-Simon, ecc.), poiché le condizioni sociali non erano abbastanza sviluppate da permettere alla classe operaia di costituirsi in classe militante, hanno dovuto fatalmente circoscriversi a dei sogni sulla ‘società modello’ dell’avvenire e condannare tutti i tentativi quali gli scioperi, le coalizioni, i movimenti politici, iniziati dagli operai per portare qualche miglioramento alla loro sorte. ma se a noi non è permesso di rinnegare questi patriarchi del socialismo, come non è permesso ai chimici di rinnegare il loro padri, gli alchimisti, dobbiamo però evitare di ricadere nei loro errori, che, commessi da noi, sarebbero inescusabili. Tuttavia, più tardi – nel 1839 – quando la lotta politica ed economica della classe operaia aveva preso in Inghilterra un carattere già abbastanza accentuato, Bray – uno dei discepoli di Owen e uno di quelli che assai prima di Proudhon avevano trovato il ‘mutualismo’ – pubblicò un libro: “Labour’s Wrongs and Labour’s Remedy» (I mali e i rimedi del lavoro). In uno dei capitoli sull’inefficacia ‘di tutti i rimedi che si vogliono ottenere colla lotta attuale’, egli fa una amara critica di tutti i movimenti, tanto politici che economici degli operai inglesi; condanna il movimento politico, gli scioperi, la limitazione delle ore di lavoro, il regolamento sul lavoro delle donne e dei fanciulli nelle fabbriche, perché tutto ciò – secondo lui – invece di farci uscire dallo stato attuale della società, vi ci trattiene e non fa che rendere più intensi gli antagonismi” (pag 374-375) [Karl Marx, L’ indifferenza in materia politica’ (pag 373-377), in K. Marx F. Engels, ‘Scritti, ottobre 1871 – novembre 1873’, Edizioni Pantarei, Milano, 2018]