“Egli (Marx, ndr) mostra come gli investimenti generino le condizioni di un boom. “Poiché continuamente vengono ritirati dal mercato degli elementi del capitale produttivo che si sostituiscono con un semplice equivalente in denaro, la domanda capace di pagare aumenta senza che gli elementi dell’offerta seguano la stessa progressione. In conseguenza si ha aumento dei prezzi, tanto per i mezzi di sussistenza, come per le materie di produzione. E’ poi da aggiungersi che la speculazione non si ferma in questo frattempo che richiede un grande spostamento di capitali. Si arricchisce tutta una banda di speculatori, di procacciatori, di ingegneri, di avvocati, ecc. Essi provocano sul mercato una forte domanda di prodotti, e con ciò aumentano i salari…D’altra parte nelle industrie dove si può accrescere rapidamente la produzione (manifatture propriamente dette, miniere, ecc.) l’ascesa dei prezzi provoca una repentina espansione, a cui ben presto segue una crisi. Lo stesso effetto ha luogo sul mercato del lavoro, donde si vuole attirare alle nuove industrie grandi masse della relativa latente sovrappopolazione (l’esercito di riserva) ed anche degli operai già occupati” (Vol II, pag 288-382). Marx respinge enfaticamente il concetto che il ciclo è un puro fenomeno monetario: “La crisi apparente che si manifesta sul mercato finanziario esprime quindi in realtà delle anomalie nel processo di produzione e di riproduzione” (Vol II, pag 288-382)” [Joan Robinson, Marx e la scienza economica, 1975] (pag 42-43)