“Attraverso lo studio del movimento intellettuale americano, dei sentimenti e dei costumi, Tocqueville mette a fuoco la questione ancor oggi più importante delle scienze sociali: «quel est le rapport entre la production des idées et des représentations et les autres niveaux de l’existence sociale» (40)?. Questo è l’interrogativo che il giovane Marx, più o meno nel medesimo tempo, cerca di risolvere attribuendo, però, allo stato sociale elementi obiettivi e materiali, le forze produttive e i rapporti di produzione, mentre Tocqueville va direttamente «au coeur du social sans préablement passer par l’économique, inexistant dans son type d’analyse; et ce sociale est en réalité culturel» (41). (…) Tocqueville non ha bisogno di ridurre la sfera politica a quella economico-sociale perché si occupa del rapporto tra il principio della società e il comportamento degli uomini, studia il senso dell’azione individuale e collettiva. «Il rompt ainsi avec l’obsession du fondement du social, si caractéristique du XVIII siècle, et de Marx, qui en est à cet égard l’héritier; il se place délibérement en aval, le principe fondateur lui paraissent une sorte d’acquis historique à la fois évident et irréducible à la démonstration causale, l’essentiel étant d’en tirer les conséquences sur la vie de la société» (43). La rinuncia al fondamento scientifico della società è pure lo sforzo faticoso di Mill in questi stessi anni, che si compirà dopo la ‘Logica’ nei ‘Principii di economia politica’ rendendo il suo cammino parallelo a quello di Tocqueville. Marx ha fede nell’eguaglianza come fondamento sociale. Tocqueville e Mill constatano il fatto che essa è divenuta la legittimazione delle società moderne e studiano l’uomo reale dei loro tempi, mutavole in mille guise, come nello stesso periodo dirà Pasquale Villari. Il realismo della previsione, superiore in Tocqueville e in Mill rispetto a Marx, è legato non tanto al realismo dei rispettivi punti di partenza, quanto alla loro intuizione che il progresso contemporaneo ha in sé democrazia e libertà. Tocqueville è preoccupato dall’egualitarismo che storicamente non sembra un tratto fondamentale della società europea alla metà dell’Ottocento, Mill dall’utilitarismo che lascia a ciascuno la possibilità di svolgere i propri interessi e da un progetto di educazione sociale proprio mentre la miseria delle classi operaie è così grave. Marx fissa l’evoluzione nel momento della contraddizione obiettiva del processo di produzione, Tocqueville crede nell’avvenire dell’eguaglianza non come ad una situazione statica, ma come ad un principio dinamico di cui cerca non le cause, ma le conseguenze. Da qui la sua passione per lo studio dei rapporti tra stato amministrativo o accentrato e democratizzazione. Il suo punto di osservazione è al centro della storia d’Europa dopo la rivoluzione francese e gli permette di scoprire che «l’univers de l’égalité et les comportements qu’il induit sont des phénomènes durables, irréversibles, déterminants pour l’avenir» (44). Così Mill, dal suo osservatorio all’interno di un paese industrializzato scopre non attraverso la scienza – perché il progetto etologico fallisce – che per lunghi anni ancora l’economista farà i conti con una società del profitto e dell’interesse individuale e su questa base di esperienza propone una serie di considerazioni solo qualche volta troppo legate alla contingenza sui rapporti tra l’individuo e lo Stato con uno studio che rispetta le differenze tra il sociale, il politico e l’economico e gli permette di formulare, dopo una critica feroce alla società borghese sui tre livelli, l’ipotesi di un suo sviluppo sempre nei tre ambiti” (pag 117-118-119) [Maria Luisa Cicalese, ‘Democrazia in cammino. La formazione del pensiero politico di Stuart Mill nel dialogo con Tocqueville’, Franco Angeli, Milano, 1988] [(40) F. Furet, ‘Prefazione a A. de Tocqueville, ‘De la democratie en Amerique’, Garnier, Flammarion, Paris, 1981, p. 38; (41) Giustamente, nota il Furet, che nella impostazione tocquevilliana, in cui il movimento d’autonomia conflittuale teso all’eguaglializzazione è proprio di tutto il sociale, rappresentazioni comprese, non si crea «ce fossé, que Marx n’a jamais pu combler, entre production de la vie matérielle et production des idées» (F. Furet, Prefazione, cit., p. 38); (…); (43) F. Furet, ‘Prefazione’, cit., p. 40; (44) Ivi, p. 43]
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- Articolo pubblicato:22 Dicembre 2024