“Fra la visione «comune» e la visione individuale dell’avvenire s’instaura un procelloso periodo di transizione, durante il quale l’avvento di un più giusto ordine sociale (voluto dai marxisti) può sciogliere i nodi del dilemma, può liberare gli individui dall’incubo di una scelta radicale. L’attaccamento al presente, la risoluzione di rinnovare una realtà manifesta ma duttile nelle mani dell’uomo creatore preordinano una nuova era, alla quale egli tende facendo affidamento sui mezzi e sulle risorse piuttosto che sui principi. Per Marx ed Engels, infatti, il socialismo costituisce la sintesi (e quindi il superamento) delle contraddizioni della società borghese, indipendentemente dagli strumenti impiegati per attuarlo. I mezzi violenti o la via pacifica non possono essere oggetto di discussione; non possono limitare la carica innovativa dei lavoratori (18). Il traguardo non è l’intesa fra i gruppi contrapposti, ma la vittoria di uno (il proletariato) sull’altro (la borghesia). Il compromesso snaturerebbe l’ «etica» del confronto, che è – secondo i marxisti – di una portata risolutiva rispetto a tutti i tentativi di conciliazione paritetica del passato, l’unico strumento capace di legittimare la funzione dei ceti popolari nell’ambito sociale. La lotta per il trionfo del socialismo si attua con la mobilitazione generalizzata dei ceti lavoratori, di quei ceti che devono poter comprendere, nel farsi del processo rivoluzionario, le capacità di resistenza del processo capitalistico, che al suo interno ha una certa dinamica e non si palesa con un unico modello valido per tutte le dimensioni. L’inevitabile declino del capitalismo, a causa delle sue intime contraddizioni, deve essere accelerato – secondo Marx – opponendosi all’ordine borghese, a quelle forze sociali cioè che consolidano con la loro compromissione un processo di sfruttamento nel quale esse per prime sono esposte alla logica inesorabile del profitto. La tattica rivoluzionaria da adottare rimane pertanto strettamente legata allo stadio di decadimento raggiunto dal capitalismo, contro il quale, nell’ottobre 1917, Lenin (19) dichiara non esservi altra soluzione che la lotta armata” (pag 286-297) [(18) ‘Karl Marx F. Engels and V.I. Lenin on Scienfific Communism’, Moscow, 1967, p. 199; (19) J. Hill, ‘Lenin e la Rivoluzione russa’, Einaudi, Torino, 1955; Arturo Colombo, ‘Lenin e la rivoluzione’, Quaderni di storia diretti da Giovanni Spadolini, Le Monnier, Firenze, 1974] [Riccardo Campa, ‘La disubbidienza politica’. II, Nuova Antologia, Firenze, Ottobre 1974]
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- Articolo pubblicato:4 Novembre 2024