“Nella famosa frase di Togliatti e nel commento di Lombardo Radice, viene espressa, a proposito delle religioni, una virtualità che a sua volta vuole indicare una specie di ambivalenza della coscienza religiosa. L’aspirazione a una società socialista può farsi strada o può trovare addirittura uno stimolo nella coscienza religiosa; non è detto, cioè, che tale aspirazione troverà senz’altro lo stimolo o si farà senz’altro strada in una coscienza religiosa. E tuttavia, nonostante queste attenuazioni, non vi è chi non veda e non misuri la distanza fra questa posizione dei comunisti italiani e l’atteggiamento di Marx a proposito delle religioni, dai ‘Manoscritti economico-filosofici’, allo stesso ‘Capitale’. Basta riferirsi al testo della ‘Introduzione’ a ‘Per la critica della filosofia del diritto di Hegel’, laddove Marx sostiene che la miseria religiosa è, da una parte, l’espressione della miseria reale e dall’altra la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il cuore di un mondo spietato, come è lo spirito di una condizione priva di spirito. Essa è l’oppio del popolo. O quando afferma, nello stesso testo, che la vera felicità del popolo esige la eliminazione della religione in quanto illusoria felicità e aggiunge che l’esigenza di abbandonare le illusioni della propria condizione è l’esigenza di rinunciare a una condizione che ha bisogno dell’illusione. Terminata la critica della religione il problema di Marx è quello di indicare le trasformazioni economiche e sociali per modificare una situazione e una condizione che hanno bisogno della religione. È il programma che egli svolgerà in tutto il resto della sua vita e che è indicato sinteticamente, si può dire, nella IV Tesi su Feuerbach, quando dirà che quest’ultimo prende le mosse dal fatto dell’autoalienazione religiosa, della duplicazione del mondo in un mondo religioso, immaginato, e in un mondo reale. Il lavoro di Feuerbach consiste nel risolvere il mondo religioso nella sua base mondana. Gli sfugge che, compiuto questo lavoro, rimane ancora da fare la cosa principale, poiché la contraddizione della base mondana con se stessa deve essere prima compresa e poi rivoluzionata praticamente, attraverso la rimozione della contraddizione. In tutta la sua vita si può ritenere che Marx non abbia cambiato atteggiamento a proposito delle religioni tradizionali, ma semmai lo abbia approfondito. Ancora nel 1875, nelle Glosse marginali al programma del Partito Tedesco dei Lavoratori, dirà che il proletariato non ha bisogno della libertà ‘di’ religione, ma di libertà ‘dalla’ religione e nel ‘Capitale’ aggiungerà: «Come l’uomo con la mano crea qualcosa che lo asservisce, così con la testa produce il suo proprio padrone: Dio». In definitiva, il discorso di Marx si svolge tutto quanto dentro il suo progetto di liberazione dell’uomo dall’alienazione economica e sociale e l’alienazione religiosa viene ritenuta come un riflesso di quella economica. In questo senso, per Marx, diventa affatto inutile pensare che la religione si possa recuperare e se nella società futura non ci sarà mai più posto per la religione, ciò non sarà il frutto di una predicazione teorica, ma di un rivoluzionamento pratico. L’eliminazione dell’alienazione economica porta con sé l’eliminazione dell’alienazione religiosa” (pag 300-301) [Armando Borrelli, ‘Sui rapporti fra comunismo e mondo cattolico’, Il Ponte, Firenze, n. 4, 30 aprile 1980, pag 299-314]
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- Articolo pubblicato:25 Novembre 2024