“In realtà Hintze non si confrontò mai direttamente con Marx ed Engels: i riferimenti ad essi e alla loro concezione della storia sono sempre compiuti in negativo, per sottolineare l’unilateralità di un metodo che non tiene conto né delle condizioni esterne della vita costituzionale, né dei movimenti ideali, ma ancor più psicologici, che la determinano. Fatta salva però una importante premessa: che cioè, in ogni caso, i fenomeni economici e sociali su cui il pensiero marxista aveva attratto così drasticamente l’attenzione rappresentano anche per Hintze una componente imprescindibile dello sviluppo costituzionale: solo non l’unica, e sopra tutto tale da non trovare spiegazione da sé stessa (necessitando del rimando a cause di altro tipo) e da non costituire, di per sé, l’oggetto ultimo e definitivo della ricerca, dovendo quest’ultima mirare alla comprensione della costituzione nel suo complesso (36). Che si tratti di un rapporto ambiguo, o comunque bivalente, risulta d’altra parte dalla considerazione che Hintze si occupa preferibilmente di Marx come termine di paragone (normalmente negativo, ma in una direzione metodologica innovativa e positiva) per valutare il pensiero di altri autori, a partire da Lamprecht per arrivare a Weber, Sombart e Oppenheimer (87). Nell’importante saggio ‘Sulla concezione individualistica e collettivistica della storia’ del 1897, Hintze scrive, a proposito di Lamprecht, che la sua impostazione «non si può definire unilateralmente economica, nel senso della scuola marxista. Ciò che lo separa da quest’ultima è proprio l’abisso esistente fra il grossolano oggettivismo dei marxisti e la considerazione psicologico-soggettiva, che è un aspetto caratteristico della cultura moderna” (pag 88-90) [(26) Si veda l’aperto riconoscimento prestato a Weber per la sua costante attenzione al dato economico (anche se in aperta contrapposizione al marxismo), nel senso però di cogliere lo «stabile collegamento fra considerazione sociologica ed economica», grazie al «rilievo da lui attribuito alle forze spirituali autonome, razionali e irrazionali»: in O. Hintze, ‘Max Weber Soziologie’, cit, in GA II, p. 135 (…); (37) Si veda ad esempio, quanto egli afferma a proposito di Weber (‘Max Webers Religionsoziologie’, cit, in GA, p. 133) e del suo costante confronto critico con la «cosiddetta teoria materialistica della storia… da lui definita a ragione determinismo economico». Merito di Weber è di aver colto la complessità del rapporto esistente tra coscienza religiosa e fatti economici: «Il risultato della sua ricerca è che non si può trovare nessuna formula generale in grado di esprimere i reciproci influssi fra fattore economico-sociale e spiritual-religioso nella vita culturale dei popoli. Si tratta di scambi complicatissimi, in cui il fattore economico domina, ma non in modo esclusivo e che possono essere indagati solo con accurate indagini particolari, sotto la guida di tipi ideali, ma sopra tutto con un’indagine storica rigorosamente fattuale». Più in generale, sul rapporto tra Hinzte con Marx cfr. ‘OH Stellung’, p. 48: «Non sappiamo quando Hintze abbia studiato Marx, ma già a 34 anni il libero docente Hintze criticava la seconda edizione del manuale di storia economica di Eisenhart (‘Geschichte der Nationalökonomie’, 1891): ‘La teoria socialista, che oggi domina pressoché incontrastata il partito socialdemocratico, cioè la teoria di Marx, non è stata riconosciuta, neppure in questa edizione, degna di una considerazione approfondita’ (recensione in «HZ», LXXV, 1895, p. 101). Più avanti G. Oestreich commenta che, in generale, dai cenni di Hintze si può ricavare, «aldilà del rifiuto di unilateralità monocausali, un riconoscimento diretto o indiretto della grandezza di Marx»]
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- Articolo pubblicato:12 Novembre 2024