“Quando Moses Hess, poi, sostituì all’individuo isolato di Feuerbach la comunità (‘Gemeinschaft’) come soggetto del processo, alienazione divenne non solo la creazione di Dio, ma anche – o soprattutto – quella dello Stato e del denaro (dèi in terra). Sviluppando Hess, Marx fece dell’alienazione politica una opposizione tra individuo privato e Stato, dell’alienazione economica una opposizione tra forza-lavoro e capitale. Ma, come Hegel, l’alienazione resta una contraddizione dialettica, cioè la separazione di termini intimamente congiunti. A dispetto di ogni innovazione, si conserva così in Marx il modello – originariamente neoplatonico – di alienazione, consistente nella scissione, momentanea e apparente, di una unità, che produce e riporta a sé il molteplice. Vero è che in Marx, dove il processo logico cade all’interno di quello temporale, la separazione degli opposti logici è ‘reale’. Per la loro ricomposizione – benché essa sia garantita a priori – non è sufficiente un mutamento del punto di vista, ma occorre il ricorso all’azione pratica. Il tema dell’alienazione, dopo Marx, fu ripreso soprattutto da Lukács e dalla scuola di Francoforte, dove la scissione tra forza lavoro e capitale, ‘bourgeois’ e ‘citoyen’, viene identificata, hegelianamente, con la scissione della totalità operata dall’intelletto scientifico. La critica dell’economia politica viene così un caso particolare della «lotta» contro la ragione illuministica.” (pag 170) [Luciano Albanese, ‘Alienazione’ (Enciclopedia), Mondo Operaio, Roma, n. 7, luglio 1986]