“Se l”Utopia’ può considerarsi la prima seria analisi provocata dalle inumane condizioni di vita del nascente proletariato moderno, anzi, se è vero ciò che alquanto perentoriamente afferma Kautsky, ossia che More «ha riconosciuto chiaramente il grande principio – che costituisce una delle basi del socialismo moderno – secondo cui l’uomo è un prodotto delle condizioni materiali in cui vive e che una classe d’uomini può essere elevata soltanto attraverso un adeguato mutamento delle condizioni economiche» (195), allora diviene davvero sorprendente, nel pur vasto e complesso panorama della interpretazioni dell’ ‘Utopia’, l’estrema esiguità di contributi alla discussione critica da parte degli autori d’ispirazione marxista. Già negli scritti di Marx, More e l”Utopia’ vengono citati assi di rado: tre volte, e soltanto come fonte storica, nel primo libro del ‘Capitale’, una quarta volta, assai fugacemente, nell’ ‘Ideologia tedesca’, quando sono richiamati i precursori del comunismo (196). Engels, da parte sua, non ha mostrato maggiore interesse; More e l”Utopia’ compaiono, di passaggio, nei suoi scritti solo quattro volte: due in brevi passi polemici contro Grün e Dühring, e due nelle lettere (197). Ora questo disinteresse non è casuale: va valutato, infatti, nell’ambito della profonda e devastante polemica che Marx ed Engels sostengono contro il cosiddetto «socialismo utopistico» (198); cioè proprio contro quel filone che si richiamava allo scritto di More. Polemica che cominciò assai per tempo e, si può dire, quasi all’improvviso, se si pensa che, ancora nel marzo 1845, Marx ed Engels stavano progettando di curare la traduzione tedesca di una sorta di ‘Biblioteca degli utopisti’, in cui si sarebbero dovute entrare «le cose migliori di Fourier, di Owen, dei sansimoniani ecc.»; mentre appena qualche anno dopo, con la pubblicazione della ‘Miseria della filosofia’ prima del ‘Manifesto’ poi , la polemica era già in atto (199). Ora la polemica di Marx ed Engels non poteva colpire soltanto gli utopisti contro i quali essa era immediatamente diretta, cioè Saint-Simon, Fourier, Proudhon, Owen ecc., ma doveva finire col travolgere l’intero filone utopico. In uno scritto del 1848 Marx afferma infatti con estrema chiarezza che «il comunismo tedesco è il più deciso avversario di ogni utopismo» (200). Ed è ovvio che tale condanna comprendeva anche More e la sua opera. Non meraviglia dunque che anche sull’ ‘Utopia’ sia caduto il peso della consegna di Engels, di «lasciare ai rigattieri della letteratura il compito di andare in giro sofisticando solennemente su queste fantasticherie, che oggi fanno soltanto sorridere»; anche se è stato lo stesso Engels a riconoscere «i germi di idee e di pensieri che affiorano dovunque sotto questo manto di fantastico» (201). Tuttavia, la parte positiva del giudizio di Engels non sfuggì ad uno dei primi convinti assertori del «socialismo scientifico», nonché suo amico e segretario, cioè a Kautsky; il quale è l’autore di quell’acuto e penetrante saggio su More e l”Utopia’ che tanto piacque ad Engels da volerlo far tradurre in francese (202). Ma l’opera di Kautsky è pressoché isolata (203)” (pag 57-59) [Cosimo Quarta, ‘Tommaso Moro. Una reinterpretazione dell’ «utopia»’, Edizioin Dedalo, Bari, 1991] [(195) K. Kautsky, ‘Thomas More und seine Utopie, Berlin, 1973, p. 220; (196) Cfr., rispettivamente K. Marx, Il Capitale, cit., I, 3, pp. 65, 176-177, 194-195; K. Marx F. Engels, ‘L’ideologia tedesca, tr.it., Roma, 1969, p. 454; (197) Cfr. F. Engels, ‘Deutsche Sozialismus in Versen und Prose. Materialen zum “Anti-Dühring”; lettere a W. Liebknecht del 12 febbraio 1873, e a K. Kautsky del 30 aprile 1891, in K. Marx-F. Engels, Werke (MEW), 39 voll, Berlin, 1961-66, IV, p. 227, XX, p. 588, XXIII, p. 455; XXXVIII, pp. 86-87; (198) Cfr. M. Buber, ‘Sentieri in utopia’, tr. it., Milano, 1967, pp. 9 ss e passim; G. Duveau, ‘Sociologie de l’utopie et autres essais’, Paris, 1961, pp.7 ss, e passim, 190 e passim; J. Grandjonc, ‘L’Utopie en quête de Science. Remarque sur l’utopisme social au XIX siècle’, nel numero speciale dei “Cahiers d’etudes germanique”, contenente gli “Actes du 13e Cognres de l’association des germanistes de l’enseignement superieure”, Aix en Provence, 26-28 avril 1980, pp. 93-118. Le ragioni per cui ho definito “devastante” tale polemica sono chiarite nel mio saggio ‘Péguy e la tradizione utopica: la sua rottura, la sua ripresa’, in “Quaderno Filosofico”, 4, Lecce, 1980, pp. 99-128; (199) Si veda rispettivamente, la lettera di Engels a Marx del 17 marzo 1845 K. Marx-F. Engels, Opere Complete, tr.it, Roma 1972, XXXVIII, pp. 25-29; K. Marx, ‘Miseria della filosofia’, tr. it., Roma, 1969, pp. 44, 60, 107, 144; anche la lettera di Marx ad Annenkov del dicembre 1846, in appendice al testo precedente, pp. 151-162; K. Marx-F. Engels, ‘Manifesto del partito comunista’, tr. it., Roma, 1971, pp. 96, 109 e passim.; (200) Si tratta dell’articolo ‘Der “Debat social” vom 6. Februar über die Association démocratique’, in “Deutsche Brüsseler Zeitung”, 13.2.1948, ora in MEW IV, pp.511-513. L’espressione citata è a p. 512: “Der deutsche Kommunismus der entschiedenste Gegner alles Utopismus ist”; (201) F. Engels, L’evoluzione del sociailsmo dall’utopia alla scienza”, tr. it., Roma, 1970, p. 74]