“Engels capovolge totalmente il giudizio di Lutero. E lo fa mediante una rilettura complessiva della guerra dei contadini presentandola come nodo cruciale della storia della Germania e insieme dell’Europa. La immagina come un movimento carsico che ha origine nell’opposizione rivoluzionaria contro la feudalità ecclesiastica del Medioevo, emerge in maniera dirompente agli inizi del XVI secolo e, non esaurito, rispunta nei grandi momenti rivoluzionari dell’età moderna, fino a collegarsi con le rivoluzioni europee contemporanee del secolo XIX. (…) La riabilitazione engelsiana di Müntzer non si arresta a questo livello di inquadramento generale della guerra dei contadini nella storia tedesca ed europea. Nell’opera di Engels è rintracciabile l’intenzione di evidenziare la guerra dei contadini e Müntzer anche come un capitolo specifico della Riforma, contro la lettura tradizionale che li aveva presentati in generale come una deviazione della Riforma, distorta e fanatica radicalizzazione di tesi e di posizioni luterane. Sotto questo profilo, la posizione di Engels, per certi versi, è coincidente, per altri più avanzata rispetto a quella di Karl Marx (…). Dalla lettura della pagina di Marx appare chiaro che egli sta parlando della teologia della Riforma, senza distinguere tra quella di Lutero e quella di Müntzer. La Riforma si presenta ai suoi occhi come una nebulosa alquanto indistinta. Ma è certo che, nella rievocazione della guerra dei contadini, Marx ha presente anche colui che ne fu il protagonista principale (16). Probabilmente, pur ritenendo la teologia di Müntzer più radicale di quella di Lutero, egli le pensa, non contrapposte, come, invece, faranno in seguito Engels e, soprattutto Ernst Bloch. Forse è per questo che nel testo non si fa distinzione fra l’una e l’altra; e Lutero e Müntzer vengono accomunati in un unico giudizio. (…) Al contrario Engels esalta il movimento dei contadini e la figura di Thomas Müntzer quali fedeli portatori dello spirito originario della Riforma, che tendono a tradurre nel concreto della vita religiosa e civile i principi cristiani che avevano ispirato il movimento riformatore. Di Müntzer, in particolare, Engels tenta un recupero quasi integrale e come rivoluzionario e come ideologo, come uomo d’azione e insieme di pensiero. Ne mette in luce il carattere e le doti di «rivoluzionario di professione». Gli attribuisce non solo il merito dell’ideazione, ma anche la capacità di progettazione concreta della rivoluzione (21). Engels vede il suo progetto rivoluzionario basato su una analisi sociale e politica realistica, sostenuto da una precisa dottrina politica, fondata a sua volta in una radicale concezione filosofico-religiosa. Engels evidenzia la consapevolezza di Müntzer circa la situazione dei contadini e rimarca la sua denuncia delle responsabilità dei governanti e degli ecclesiastici (22). La dottrina politica e la concezione filosofica-religiosa che fanno da sostegno all’azione e al progetto rivoluzionari müntzeriano sono colte da Engels nella figura sintetica del «regno di Dio». Con questa espressione Müntzer designa, secondo Engels, un nuovo ordinamento che deve essere realizzato sulla terra senza differenze sociali, senza proprietà privata, senza autorità statale estranea e indipendente contrapposta ai membri della società. Il progetto implica concretamente la confisca dei beni ecclesiastici e la loro destinazione comunitaria, l’instaurazione della «comunanza delle attività e dei beni e della più completa uguaglianza», l’«obbligo di lavoro per tutti», il suffragio universale e il controllo della giustizia mediante tribunali elettivi. Un tipo di rivoluzione che doveva sostituire l’Impero tedesco con la repubblica (23). Ma prima e più che politico, precisa ancora Engels, «Müntzer era ancora anzitutto un ‘teologo’» (26)” (pag 133, 137-139, 142-143) [Tommaso La Rocca, Interpretazioni di Müntzer da Lutero a Engels’, Claudiana, Torino, 1990] [(16) La citazione del brano di Müntzer ne ‘La questione ebraica’ (…) scritta e pubblicata contemporaneamente alla ‘Introduzione’, non lascia dubbi in merito; (21) Nella fondazione della “Lega degli eletti” Engels intravede la formazione di un partito vero e proprio, a cui Müntzer assegna compiti ed obiettivi rivoluzionari immediati e precisi o a più lunga scadenza: un partito che Müntzer si preoccupa di organizzare, armare ed estendere “non solo a tutta la Germania, ma a tutta la cristianità (‘La guerra dei contadini’) sebbene in realtà sia destinato a rimanere “una piccola minoranza nella massa degli insorti” (…); (22) Engels cita espressamente dai testi di Müntzer (…) (La guerra dei contadini, p. 66) (…); (23) Ivi, p. 129; (26) Ivi, p. 62]