“La parola «comunista», nell’ultimo secolo, è stata al centro di tante emozioni, di tanti pregiudizi, e di tante polemiche, che è necessario compiere uno sforzo consapevole e non scevro di difficoltà per esaminare in modo corretto, sereno ed obiettivo che cosa essa significhi. L’idea fondamentale che sta dietro a questo termine è quella di una società in cui il profitto sia stato abolito e dove ogni cosa è organizzata in vista del beneficio comune. Non si tratta di un’idea nata con Karl Marx. Trecento anni prima l’inglese sir Thomas More aveva espresso quest’idea nel suo libro ‘Utopia’, che doveva essere piuttosto noto nel periodo elisabettiano, se Shakespeare nella ‘Tempesta’, fa parlare così il vecchio Gonzalo della società, o comunità, immaginaria del futuro: «Tutto per tutti dovrebbe produrre la terra senza sudore o sforzo: inganni, tradimenti, spade, pugnali, picche, fucili, uso di marchingegni di qualsiasi specie, niente ché la natura dovrebbe produrre tutto di suo; e bizzeffe il nutrimento per il mio innocente popolo» (Atto 2°, Scena Prima, trad. di Cesare Vico Lodovici, Edizioni Einaudi). Meno di cento anni dopo, al tempo della Guerra Civile, parecchi dei gruppi schierati con il parlamento – specialmente i Levellers e i Diggers – contribuirono in maniera più pratica allo sviluppo di idee del genere. Più tardi, nel corso della Rivoluzione francese, la sinistra rivoluzionaria comprendeva uomini come Babeuf, che avevano idee comuniste. La cosa essenziale da sottolineare di queste prime concezioni del comunismo (almeno sino a Babeuf) è che si trattava in realtà di visioni, utopie, sogni di una forma diversa di società, molto lontani da ogni possibilità di realizzazione. Esprimevano speranze e ideali umani, ma al di fuori dell’ambito della politica pratica. Restavano pertanto, malgrado il loro riemergere nei pensieri e nelle speranze dei singoli, senza molta efficacia reale, sebbene sia interessante segnalare che fu proprio nei momenti critici della rivoluzione borghese che tali idee divennero per la prima volta una forza pratica. I Levellers e i Diggers furono sconfitti facilmente; Babeuf con minore facilità. Ma, a differenza di Gonzalo, essi rappresentavano forze reali. Al tempo dell’ultima ondata delle rivoluzioni borghesi, nel 1848, tali idee erano anche più forti, specialmente tra gli operai di Parigi, di Vienna, di Londra e dell’Inghilterra settentrionale. E fu nel 1848 che il ‘Manifesto comunista’ venne pubblicato’ (pag 77-78) [Arnold Kettle, ‘Karl Marx e la nascita del comunismo moderno’, A. Mondadori, Milano, 1974]