“Tutti sanno ormai che la prima esposizione esauriente, su base marxiana, del capitale finanziario, delle sue radici economiche, delle sue condizioni e tendenze, è dovuta al fondamentale libro di Hilferding ‘Il capitale finanziario’ (1910). Il capitale industriale, la classe degli imprenditori industriali, mostra fin dalle origini tendenze diverse da quelle del capitale commerciale e del capitale finanziario. Esso è per la pace tra i popoli, per la limitazione del potere assoluto dello Stato attraverso le istituzioni parlamentari e democratiche, per il contenimento della spesa pubblica, ed è sempre contrario ai dazi sui mezzi di sussistenza e sulle materie prime. Anche i dazi industriali esso li considera come dazi di sviluppo, come un effetto dell’arretratezza industriale destinato a scomparire col progresso economico. Il capitale finanziario invece, la classe dei grandi prestatori di denaro e dei banchieri, è per il rafforzamento del potere assoluto dello Stato, per l’affermazione violenta delle sue pretese all’interno e all’estero. Esso è interessato alla dilatazione della spesa e del debito pubblico se non raggiunge i limiti estremi della bancarotta dello Stato; è in buoni rapporti con la grande proprietà terriera e non ha nulla da opporre se essa viene favorita dai dazi agricoli. Lo sviluppo economico ha portato al potere il capitale monetario e la sua politica ben prima del capitale industriale. Quest’ultimo giunse al potere nel secolo scorso, riducendo sensibilmente l’influenza dei capitalisti del denaro sullo Stato. Ma si trattò solamente di una fase transitoria, che fu superata alla fine da un’altra fase, nella quale la forma della società per azioni, che già aveva avuto una grande importanza per il capitale commerciale e monetario, si impossessò del capitale industriale. Con ciò i settori più grandi e più forti del capitale industriale vengono uniti al capitale monetario, ma nello stesso tempo si apre la via anche al loro accordo con la grande proprietà terriera. Questa evoluzione è stata esaltata dalla formazione di trusts e dalla centralizzazione delle grandi banche. Le tendenze stataliste del capitale finanziario diventano allora le tendenze generali delle intere classi che dominano l’economia degli Stati capitalistici avanzati. Questo è uno dei connotati del periodo attuale che viene definito imperialista. Il secondo è dato dal carattere nuovo che assume l’esportazione di merci” (pag 154-155) [Karl Kautsky, ‘L’ imperialismo’, Laterza, Roma Bari, 1980]