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“Come maggiore pensatore italiano della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo va senza dubbio citato Antonio Labriola (1843-1904), le cui idee rappresentarono la conclusione naturale delle tendenze più fertili contenute nelle concezioni politico-sociali e filosofiche dei filosofi italiani democratici della metà del XIX secolo (Cattaneo, Pisacane e altri) e degli hegeliani napoletani dell’ala sinistra. Dopo complesse e lunghe indagini a capo delle quali era giunto alla tappa finale del marxismo (dalla prima metà degli anni ’90 del secolo scorso) Labriola divenne il primo e per lungo tempo l’unico teorico e propagandista del marxismo in Italia. E sebbene per tutta la vita fosse; sul piano teorico, l’unico (gli altri teorici del socialismo italiani erano molto al di sotto di lui e del tutto lontani dal marxismo), nonostante si fossero fatti non pochi tentativi per «seppellire» definitivamente le sue idee dopo la sua morte, la sua influenza sulla filosofia e pensiero politico italiani fu molto considerevole. Quando i lavori di Marx e di Engels erano quasi sconosciuti al pubblico italiano e quando (alquanto più tardi) fu possibile averne una conoscenza, regolarmente solo di «seconda mano», attraverso le trattazioni affatto travisate degli avversari (Croce, Gentile e altri), oppure attraverso le volgarizzazioni ancora peggiori, assurde e discreditanti, delle idee marxiste (A. Loria, E. Ferri e altri), solo le opere di Antonio Labriola introdussero nella vita intellettuale italiana i problemi e le idee del materialismo storico e del socialismo scientifico. In sostanza tutti gli sviluppi ulteriori del pensiero borghese italiano non sono che un’ininterrotta polemica contro queste idee, contro le idee di quella splendida pleiade di pensatori marxisti italiani che continuarono l’opera di Labriola. Questo si manifestò non soltanto nell’attività degli ideologi fascisti chiaramente imperialisti, ma anche nel rappresentante dell’intelligenza liberale ed ex-allievo del Labriola, Benedetto Croce. DI qualsiasi cosa si occupasse, con chiunque polemizzasse, il materialismo storico era per Croce come nota Antonio Gramsci, il costante incubo che sempre lo «ossessionava» (vedi [105], p. 216). Labriola considerava con disprezzo demolitore i positivisti italiani chiamandoli «rappresentanti della generazione cretina del tipo borghese» ([108], p: 14). Negli ultimi decenni del secolo scorso proprio il positivismo si occupa, nella cultura italiana, il posto predominante” (pag 20-21) [(105) Gramsci A., Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce’, Torino, 1948, 1966; (108) Labriola, A., Lettere a Engels, Roma, 1949] [S.A. Efirov, La filosofia borghese italiana del XX secolo, Sansoni, Firenze, 1970]