“Le due edizioni del 1932 e le due differenti interpretazioni che le accompagnarono, diedero inizio a una molteplicità di controversie, di carattere ermeneutico e naturalmente anche politico, sul testo marxiano. Da una parte, come si è visto, vi fu l’interpretazione volta a presentare questo scritto come l’espressione di una fase giovanile, ancora negativamente condizionata dall’impostazione filosofica (Adoratskij). Dall’altra invece, quella che intravvide, proprio nell’elaborazione filosofica del primo Marx, l’essenza di tutta la sua teoria critica e l’espressione più alta del suo umanesimo (Landshut e Mayer). Le due tesi misero al centro del loro dibattito la questione della cosiddetta «continuità»: c’erano stati due Marx diversi tra loro – uno giovane e una maturo -. oppure vi era stato un unico Marx che, nonostante il passare degli anni, aveva sostanzialmente conservato le sue convinzioni? Il contrasto tra queste due vedute andò sempre più radicalizzandosi. Attorno alla prima, si strinse l’ortodossia stalinista e quanti, in Europa, ne condividevano le posizioni. I sostenitori di questa concezione minimizzarono o rifiutarono del tutto l’importanza degli scritti giovanili, considerati acerbi e superficiali rispetto alle opere successive (33). Per la seconda tesi si espresse una schiera più variegata ed eterogenea di autori, che avevano tutti, però, come minimo comune denominatore, il rifiuto del «comunismo ufficiale» e volevano rompere la presunta relazione diretta tra il pensiero di Marx e la realtà politica dell’Unione Sovietica. Le affermazioni dei due protagonisti del dibattito marxista degli anni Sessanta rendono più di ogni altro commento la portata della questione. Secondo Louis Althusser: «Il dibattito sulle opere giovanili di Marx è prima di tutto un dibattito ‘politico’. C’è bisogno di ripetere che le opere giovanili di Marx (…) sono state esumate da parte socialdemocratica e sfruttate contro le posizioni teoriche del marxismo-leninismo? (…) Ecco dunque il ‘campo’ della discussione: il giovane Marx. La ‘posta’: il marxismo. I ‘termini’: se il giovane Marx è già e tutto Marx» (34). Iring Fetscher affermò invece che: «Negli scritti giovanili di Marx la liberazione dell’uomo da ogni forma di sfruttamento, di dominio e di alienazione è di importanza così centrale, che all’epoca del dominio staliniano un lettore sovietico avrebbe dovuto avvertire queste argomentazioni proprio come una critica della sua situazione. Questa è anche la ragione per cui gli scritti giovanili non sono mai stati pubblicati in russo in edizioni economiche e di grande tiratura. Essi venivano considerati come lavori relativamente poco significativi di quel giovane hegeliano non ancora giunto al marxismo, che sarebbe stato allora Marx» (35). Ambedue le parti operarono degli stravolgimenti del testo di Marx. Gli ortodossi arrivarono a censurarli e ad escluderli dalle edizioni degli scritti di Marx ed Engels. Gli autori del cosiddetto «marxismo occidentale», invece, conferirono a questo primissimo schizzo incompleto di Marx, in modo manifestamente forzato, maggiore valore rispetto a ‘Il capitale’. In questo scontro ideologico, però, quasi tutti gli autori considerarono i ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’ un testo completo, organico e coerente, quale un’opera vera e propria. Così, nonostante l’incompiutezza e la forma frammentaria che li contraddistingue, essi furono letti prestando scarsa attenzione ai problemi filologici in essi presenti (36)” (pag 771-772) [Marcello Musto, I “Manoscritti economico-filosofici del 1844” di Karl Marx: vicissitudini della pubblicazione e interpretazioni critiche, ‘Studi storici, Roma, n. 3, 2008] [(33) I. Fetscher, Marx e il marxismo. Dalla filosofia del proletariato alla Weltanschauung proletaria’, Firenze, Sansoni, 1969, p. 312; (34) L. Althusser, ‘Per Marx’, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 35-37; (35) I. Fetscher, ‘Marx e il marxismo. Dalla filosofia del proletariato alla Weltanschauung proletaria’, Firenze, Sansoni, 1969, p. 312; (36) Cfr. J. Rojahn, ‘Il caso dei cosiddetti «manoscritti economico-filosofici dell’anno 1844», cit., p. 42]